
Due euro e 70 centesimi l’ora per 10-14 ore di lavoro al giorno nei campi, senza riposo e con la possibilità di mangiare solo se il raccolto era stato concluso. É la situazione cui si sono trovati davanti i carabinieri che, coordinati dalla procura di Napoli Nord, hanno portato a termine un’operazione contro il caporalato tra le campagne di Caserta e Napoli. Ai domiciliari sono finiti un imprenditore agricolo e la moglie mentre per altri due indagati di origine indiana – entrambi irreperibili – sono stati disposti i domiciliari e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: le accuse nei loro confronti, a vario titolo, sono concorso nei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato e di violenza e minaccia per costringere a commettere un reato.
I lavoratori venivano portati nei campi con furgoni, ammassati come animali e senza le necessarie condizioni di sicurezza; venivano poi costantemente sorvegliati, minacciati di non ricevere la paga o di non essere più ingaggiati per il futuro, e intimiditi per evitare rallentamenti nella catena produttiva. I braccianti non avevano riposi né malattia, solo pochi minuti per mangiare e solo al raggiungimento della quota di raccolta (“senza la quota non si mangia”), costretti a lavorare in qualsiasi condizione atmosferica e anche mentre venivano sparsi i pesticidi.