Dal luglio del 2018, “Ivrea città industriale del XX secolo” è nella lista del patrimonio mondiale Unesco. Alla base di questo riconoscimento ci sono l’intuizione e la capacità di Adriano Olivetti, figura chiave dello sviluppo industriale italiano della prima metà del Novecento.
Partito dalla piccola azienda ereditata dal padre, “Società Ing. C. Olivetti e C., prima fabbrica di macchina da scrivere”, Adriano Olivetti, con studio, dedizione e intuizione, ha raggiunto un successo mondiale e cambiato la storia del nostro Paese.
Nato sulla Collina di Monte Navale, nelle vicinanze di Ivrea, l’11 aprile 1901, dopo la laurea in chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924, il giovane Adriano inizia un apprendistato come operaio, dove impara, dirà poi, “il nero di un lunedì nella vita di un operaio”, fatto determinante secondo lui, perché, diceva: “non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri”.
Il viaggio di studi di circa un anno negli Stati Uniti apre a Olivetti mondi e visioni e, rientrato a Ivrea, porta molte innovazioni nell’azienda di famiglia: cambia l’organizzazione del personale, razionalizza i tempi e i metodi di montaggio di sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero e favorisce la costruzione di nuove fabbriche e sedi commerciali in Europa, in America Latina, in Medio Oriente e in Africa, tanto da ottenere all’estero, alla fine degli anni Trenta, un terzo del fatturato.
Adirano Olivetti avvia il progetto di realizzazione della prima macchina da scrivere portatile, che esce sul mercato nel 1932, con il nome di MP1. Nello stesso anno diventa direttore generale dell’azienda e, nel 1938, presidente, subentrando al padre.
Nella Olivetti non si smetterà mai di perseguire obiettivi di eccellenza tecnologica, di innovazione e di apertura verso i mercati internazionali, dedicando particolare cura al design industriale.
Nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo aziendale paritetico con poteri consultivi di ordine generale, sulla destinazione dei finanziamenti per i servizi sociali e l’assistenza.
Dal 1956 l’Olivetti riduce l’orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario, in anticipo sui contratti nazionali di lavoro e costruisce quartieri residenziali per i dipendenti e servizi sociali come la biblioteca, la mensa, l’asilo.
Nel 1952 l’azienda apre negli Stati Uniti un laboratorio di ricerche sui calcoli elettronici e tre anni dopo ne inaugura uno a Pisa. Nel 1959 esce l’Elea 9003: il primo calcolatore elettrico sviluppato e prodotto in Italia.
Nello stesso anno viene viene acquisita la Underwood, azienda americana di macchine da scrivere con quasi undicimila dipendenti, a cui il padre Camillo si era ispirato quando, nel 1908, aveva avviato la sua iniziativa imprenditoriale.
Il 27 febbraio 1960, Adriano Olivetti improvvisamente muore colto da trombosi celebrale, durante un viaggio in treno da Milano a Losanna.
A due anni dalla morte i familiari e i collaboratori più stretti decidono di costituire la “Fondazione Adriano Olivetti” con lo scopo di tutelarne la figura e l’opera attraverso una forte vocazione statutaria a trasformare il suo impegno civile, culturale e sociale in rinnovate forme progettuali.