La serie diretta da Gabriele Muccino ruota intorno ai membri della famiglia Ristuccia, sempre coinvolti in un vortice di intrighi, segreti, incomprensioni, piccoli e grandi tradimenti
Torna con otto episodi la seconda stagione di «A casa tutti bene», la serie diretta da Gabriele Muccino
, scritta con Barbara Petronio, Andrea Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza. Tutte le vicende ruotano ancora attorno al ristorante «San Pietro», uno dei più rinomati locali della Capitale, in zona Gianicolo di proprietà della famiglia Ristuccia, con i tre figli Carlo (Francesco Scianna), Paolo (Simone Liberati) e Sara (Silvia D’Amico) sempre più coinvolti in un vortice di intrighi, segreti, incomprensioni, litigi, piccoli e grandi tradimenti. Per non parlare degli altri parenti, con il loro carico di illusioni impossibili.
Nella seconda stagione del family drama, tutti i personaggi sembrano sovreccitati, mettono a nudo i loro sentimenti con un trasporto esasperato, vivono le loro storie (sempre più intrecciate tra di loro) come se fossero sempre sul punto di spezzarsi: la famiglia diventa un incubo, le paranoie sono pane quotidiano, l’infelicità è qualcosa di più di una fatalità.
I Ristuccia-Mariani sono una famiglia disfunzionale (a casa tutto male, grazie) in perenne contrasto con la funzionalità di un ristorante, i cui codici comportamentali esigerebbero armonia ed eleganza. Muccino sembra perfettamente a suo agio quando non si vergogna del melodramma (il melò dei francesi), quando il suo stato d’animo coincide con le regole del genere, quando il gusto per intricate vicende dense di risvolti sentimentali e passionali fa premio sulla logica della trama. I momenti più interessanti sono proprio quelli in cui la realtà della vita quotidiana e famigliare viene trasfigurata in una dimensione ora fiammeggiante di disperazione ora languida di malinconia. Insomma, non c’è mai nulla di normale e, rispetto, alla prima stagione, c’è in più un velo di cupezza che fatica a diradare.
L’aspetto più curioso è che il dialogo è fitto, gli interpreti parlano sempre ma non si capiscono: l’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni era fatta di silenzi, quella di Muccino di rumore. Si parla troppo per colpa di un interdetto, di ciò che non si può dire, del segreto che incombe sulla famiglia e si trasmette di generazione in generazione.
9 maggio 2023 (modifica il 9 maggio 2023 | 20:27)
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