Dodici ore in sala operatoria, una maratona di due equipe mediche per portare a termine un intervento eccezionale, il trapianto di cuore e fegato in blocco, come se si trattasse di un organo unico. Un’operazione con pochissimi precedenti nel mondo: qualcuno negli Stati Uniti, ma nessuno di cui si abbia notizia in Italia e in Europa, eseguita alle Molinette, l’ospedale della città della salute di Torino. A ricevere gli organi, da un donatore lombardo, è stata una donna di 38 anni, di Roma, già più volte operata al cuore, con una grave cardiopatia congenita. Ora è ricoverata nella terapia intensiva della cardiochirurgia delle Molinette, respira autonomamente – fanno sapere dall’ospedale torinese – e prosegue le cure in attesa di essere trasferita in un reparto di degenza. La malattia cardiaca le aveva causato nel tempo un danno sempre più serio al fegato e per la gravità delle sue condizioni la trentottenne romana era stata iscritta nella lista nazionale dei trapianti urgenti, gestita dal centro nazionale trapianti, diretto da Giuseppe Feltrin, in collaborazione con il centro regionale trapianti del Piemonte, guidato dal Federico Genzano. Una procedura che ha permesso di trovare un donatore idoneo in breve tempo. Nel trapianto sono state impegnate quattro equipe mediche di cardiochirurghi ed epatochirurghi: le due che hanno prelevato cuore e fegato dal donatore in Lombardia e le due che hanno preparato la paziente a ricevere gli organi e che poi hanno portato a termine il lungo intervento nell’ospedale torinese. Il direttore di cardiochirurgia delle Molinette, Mauro Rinaldi, coadiuvato dal direttore della cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita, altro ospedale della città della salute di Torino, Carlo Pace Napoleone, coadiuvati dal professor Massimo Boffini e dalla dottoressa Erika Simonato, hanno isolato e asportato il cuore malato; in contemporanea Renato Romagnoli, direttore del dipartimento trapianti e chirurgia trapianto fegato delle Molinette e il dottor Paolo Strignano, hanno asportato il fegato. 

I professori Mauro Rinaldi e Renato Romagnoli sono a capo delle equipe di Torino che hanno effettuato il complicato intervento (@web)

La paziente è stata tenuta in vita grazie alla circolazione extracorporea assicurata dalla macchina cuore-polmoni. I chirurghi della doppia equipe medica hanno eseguito in contemporanea i collegamenti vascolari e, una volta ripristinata la circolazione nel blocco multiorgano, sia il cuore sia il fegato hanno immediatamente ripreso a funzionare. L’eccezionalità dell’intervento – spiegano i medici torinesi – “è stata quella di avere mantenuto la normale connessione del cuore con il fegato, trapiantando il blocco come fosse un solo organo”. Un tipo di trapianto che “permette di minimizzare i tempi di sofferenza ischemica degli organi prima di essere trapiantati, offrendo così una migliore ripresa della loro funzione subito dopo il trapianto”. 

Un intervento molto lungo e delicato che richiede “una perfetta collaborazione e sincronizzazione dei diversi specialisti coinvolti”. Il trapianto ha comportato l’utilizzo di numerose unità di sangue dei donatori della banca del sangue e immunoematologia della città della salute di Torino, diretta da Marco Lorenzi. “Questo trapianto innovativo – commenta Giovanni la Valle, direttore generale della città della salute di Torino – conferma l’eccellenza a livello interazionale della nostra azienda ospedaliero-universitaria. La consolidata collaborazione e coordinazione dei vari programmi di trapianto di organi ha permesso di raggiungere questo nuovo e importante traguardo. Tutto ciò – conclude – sempre grazie alla donazione di organi e di sangue necessari per eseguire questi straordinari interventi”. 

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