Eroina dei nostri tempi, pietra di paragone nell’immaginario collettivo contemporaneo, simbolo (ingiusto) di ignoranza e aridità culturale (ma, proprio per questo, divenuta a sua volta segno del riscatto popolare che diventa “cultura”), del basso che s’incontra con l’alto, emblema e sintesi di un intero sistema socioculturale post-contemporaneo: è la “casalinga di Voghera”, figura immaginaria – ma fino a un certo punto – della persona poco istruita a cui autori tv, presentatori, intellettuali e scrittori hanno continuato a rivolgersi per anni, creando storie, format, palinsesti e opere, col primario obiettivo di realizzare prodotti televisivi – e quindi “culturali” – che fossero alla sua portata, che lei potesse capire e apprezzare. Lei che, appunto, non aveva studiato, non era colta ma, dalla sua cucina dell’Oltrepò pavese, con la televisione accesa mentre lavava i piatti o stirava, era la principale destinataria dell’ininterrotto flusso generalista: show, quiz e tg e tutto ciò che “passava la tv”.
Ieri Voghera ha detto addio alla sua più illustre cittadina: Paola Zanin Concati è morta all’età di 76 anni. Era la presidente dell’Associazione “Casalinghe di Voghera”, nata per contrastare lo stereotipo, alimentato da certi circoli culturali fieramente snob e autenticamente radical chic, secondo i quali questa donna non poteva che essere ignorante, di gusti grezzi, poco raffinati, “burini” come si direbbe ben al di sotto del Po.
Tradizionalmente attribuita ad Alberto Arbasino, che quella vasta regione della bassa Lombardia ha frequentato, conosciuto e raccontato bene (a partire da La bella di Lodi, 1960), l’apparizione della casalinga di Voghera si fa risalire agli Anni Sessanta, anche se l’origine del termine è contestata. Da una parte, si fa risalire al 1966, quando il Servizio Opinioni della Rai avviò un’inchiesta per vedere quanto fossero comprese alcune espressioni di attualità e politica. Il gruppo che, fra quelli sentiti per l’inchiesta, dimostrò il tasso di comprensione meno elevato sarebbe stato proprio quello delle casalinghe di Voghera. Secondo un’altra versione, l’ideatore sarebbe stato proprio lo scrittore Arbasino, nato a Voghera nel 1930, che avrebbe utilizzato l’espressione negli anni Sessanta in alcuni articoli, riferendosi alle sue zie vogheresi come rappresentative di un solido buon senso lùmbard, fatto di concretezza, operosità e sani principi.
Alberto Arbasino (1930-2020) (GettyImages)
Al di là di come siano andate le cose, il gergo giornalistico se ne appropriò subito, soprattutto per semplificare concetti e ragionamenti non alla portata di tutti (a prova di ignoranza, appunto). L’associazione di Paola Zanin è nata a metà degli anni Novanta, quando la tv commerciale di Silvio Berlusconi aveva già mietuto successi (di audience e nelle urne) per ridare prestigio alla bistrattata figura della massaia vogherese. Attivissima nella difesa delle “colleghe”, nel 1996 Paola Zanin decise infatti di reagire alle critiche sprezzanti e ai giudizi denigratori fondando l’Associazione di cui era presidente. Negli anni era poi stata ospite di diverse trasmissioni televisive, con l’intento di mostrare il lato positivo dell’essere solo una casalinga, e aveva anche preso parte alla Commissione Pari opportunità della sua città.
“A me lo stereotipo della casalinga – ha scritto la sindaca di Voghera, Paola Garlaschelli – non ha mai rimandato un’idea di mediocrità ma, al contrario, l’idea di donne operose e dedicate alla serenità e al benessere della famiglia. Paola Zanin, in qualità di presidentessa delle Casalinghe di Voghera, è stata un faro di dedizione e forza. La sua passione per il miglioramento delle condizioni delle donne e il suo impegno instancabile per il bene della comunità hanno fatto di lei una figura ammirata e rispettata”. La prima cittadina di Voghera, “dicendole ‘Grazie’ per essere stata ambasciatrice in tv e sulle testate nazionali delle ragioni spesso dimenticate delle casalinghe”, ricorda che “ci conforta sapere che l’impatto di Paola Zanin continuerà a vivere attraverso il suo lavoro e l’amore che ha condiviso con tutti noi”.
L’ha ricordata anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che in un post ha sottolineato quanto la signora Zanin fosse “orgogliosa di rappresentare tutte quelle donne, spesso mamme, che con passione e dedizione sono il fulcro della famiglia. Condoglianze e vicinanza ai suoi cari e un sentito ringraziamento a tutte le casalinghe”.
Di non larghe vedute, e di orientamento politico conservatore; regina della casa della piccola provincia italiana; tipica donna piccoloborghese del secondo Dopoguerra; incontro del nazionalpopolare con le tipiche abitudini che solo una casalinga conosce bene: il tradizionale menu settimanale (“A ogni giorno il suo piatto”), la spesa al sabato e a messa la domenica. Essendo tutte queste cose insieme, siamo certi che la casalinga di Voghera sopravvivrà alla sua incarnazione.