L’opera prima scritta e diretta dalla regista Charlotte Wells un delicato affresco impressionista sui sentimenti che variano veloci
Aftersun, opera prima scritta e diretta dalla talentuosa e ispirata regista inglese Charlotte Wells, classe ’87, un delicato film sul tempo, quello con la maiuscola, che trascorre senza lasciar traccia apparente al momento ma con cui si fanno i conti dopo. Aftersun la storia quasi postuma di un rapporto tra un padre divorziato di cui si intuiscono i problemi (il bravo Paul Mescal, conosciuto nella Figlia oscura della Gyllenhaal) e la figlia pre-adolescente di 11 anni che trascorre con lui una vacanza in un villaggio resort in Turchia, triste come lo sono questi posti in cui l’allegria obbligatoria, quindi fasulla.
Ma invece vero il rapporto tra padre e figlia che si scoprono e riscoprono e si capisce, attraverso brani di video e un finale metafisico ermetico ma non troppo, che tutto quello che vediamo sar oggetto di rimpianto e nostalgia per la ragazzina che, fattasi donna, guarder le foto e i video in piscina, al ristorante, in gita, come un prezioso ricordo della vita mancata col padre. E l’idea che il titolo Aftersun sia appunto un rimando al doposole che accarezza e guarisce la pelle dal colpo di sole. Il film, pur vincitore a Cannes nel ’22 nella Semaine de la critique, non ha avuto la fortuna di uscire nelle sale, che ormai danno un gettito economico davvero risibile: quindi andate a cercarlo sulla piattaforma Mubi che un piccolo paradiso per i cinefili, visti i titoli da storia del cinema, quella che non incomincia con Star Wars n con Tarantino.
Aftersun un delicato affresco impressionista sui sentimenti che variano veloci, si insediano nel cuore ma poi se non si sta attenti, scappano via: in 102 minuti sembra che non succeda nulla di importante, ma bisogna leggere la storia col senno doloroso di poi, di cui la regista ci d solo qualche assaggio, preferendo giocare con gli affetti in divenire dei due bravissimi protagonisti, il gi citato Mescal che solo in una scena tradisce il suo patimento interiore, e la giovanissima Frankie Corio, scelta tra 800 provini. Non sappiamo delle altre 799 tornate a casa tristi, ma la prescelta ha una vitalit e una malinconia naturali, intrise in un unico sentimento che l’accompagna durante la durata di questa vacanza che anche un allegro intervallo alle severe attenzioni della madre, prima di ricominciare con i compiti.
Certo, si sono altri film simili cui attingere, primo tra tutti il bellissimo e trascurato Nowhere special di Pasolini ma anche Somewhere di Sofia Coppola, Leone d’oro 2010. Il film della Webb scava delicatamente nelle parti intime della sensibilit, offre in saldo rimorsi & rancori, gioca sul dare e avere di due coscienze cos unite e cos diverse per l’et. Il protagonista infatti il Tempo, quello proustiano, di cui non ci avvediamo mentre passa ma solo dopo, all’ultima festa dei Guermantes quando vediamo i segni della vecchiaia. La regista qui dosa le incertezze, le delusioni e le ambiguit del rapporto mettendo sempre in primo piano una dolcezza che inevitabilmente con gli anni andr perduta e che rimarr nei filmini della vacanza anche quello in cui si balla la Macarena. Immagini un po’ sbiadite che noi vediamo nel loro farsi e divenire nell’allegria della ragazzina e in un padre che vorrebbe corrispondere e spesso ci riesce ma che ha qualcosa dentro che lo rode. Ma non un film triste, come la vita, senza le parti noiose come diceva Hitchcock, ma compresi tutti i groppi in gola.
12 aprile 2023 (modifica il 12 aprile 2023 | 16:59)
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