La cerimonia che ha dato il via all’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è iniziato alle 11 nell’Aula Magna dell’Ateneo con il discorso inaugurale della rettrice Elena Beccalli, a cui è seguito il saluto dall’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, in qualità di Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. 

Sono aumentati di circa il 18% all’Università Cattolica gli studenti stranieri provenienti da tutti i continenti secondo i dati riportati dalla rettrice dell’ateneo Beccalli che ha sottolineato nel suo discorso che “possiamo affermare che la nostra è un’università a dimensione nazionale che si qualifica come un microcosmo internazionale – ha detto -. Estesa è la rete di partner a livello globale con oltre 600 università in 82 paesi”.

Una “invettiva contro la banalità” è invece quella pronunciata dall’arcivescovo di Milano: “L’inaugurazione dell’Anno Accademico è il momento solenne per dare voce alla vita quotidiana di una università. E l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si celebra anche come invettiva contro la banalità. La banalità è l’esito di un sapere che si riduce a raccolta di una attrezzatura e l’Università Cattolica contrasta la banalità, la riduzione del sapere ad attrezzatura perché propone di intendere il sapere come un fattore della sapienza, che contempla, interpreta, utilizza e criticamente ripensa l’utilizzo e non rinuncia a sognare”, ha detto Delpini. 

La mattinata è proseguita poi con l’intervento della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e le prolusioni di Leymah Gbowee, Premio Nobel per la Pace 2011, e di Ernest Aryeetey, già segretario generale dell’African Research Universities Alliance.

“Serve una nuova definizione di pace, la presenza di condizioni che evitino guerre in futuro. Non si può parlare di istruzione laddove mancano i diritti umani” ha detto il premio Nobel per la Pace 2011, Leymah Gbowee. “Oggi ci sono persone che dicono di voler diventare nostri partner. La mia speranza è che questo non significhi essere padroni nei confronti di altri ma che si capisca che ci sono tante risorse nel continente africano, tante persone intelligenti. E ci sono tante persone che sono disponibili a collaborare anche a livello commerciale. La mia speranza e preghiera è che la partnership con l’Africa consenta a tutti di trarre benefici così che la pace sia sostenibile. Non dobbiamo dimenticare che al cuore di tutto quello che facciamo c’è trasformare le vite umane ed eliminare le diseguaglianze”, ha concluso.

La ministra Bernini, presente all’inaugurazione dell’Università, ha quindi colto l’occasione per parlare del Piano Mattei, priorità del governo Meloni. “Il Piano Mattei per noi non è una forma di cooperazione arricchita o abbellita, ma un vero partenariato. Significa condividere capitale umano, talenti e anche infrastrutture di ricerca. Come ministero abbiamo già iniziato a fare missioni in Africa, in Algeria, Tunisia e Marocco, con la Conferenza dei rettori e le imprese che sono moltiplicatori di questa iniziativa. Abbiamo fatto missioni in Egitto, la prossima sarà in Etiopia” e poi in altri Paesi del Continente ha detto la Ministra e ha aggiunto. “Viviamo due tempi – ha aggiunto Bernini -, quello dell’intelligenza artificiale e quello dell’Africa, ed è importante che siano state messe insieme in questa inaugurazione dell’anno accademico, per identificare uno scenario futuro profondamente innovativo. Intelligenza artificiale e algoritmi hanno un senso solo se fondati sulla centralità della persona. Un patto educativo sulle nuove tecnologie che sono già qui, noi possiamo decidere se subirle, accompagnarle o governarle”.

 

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