A darne notizia sono stati i figli con una dichiarazione rilasciata alla rivista «People». L’attore, apparso in decine di film e serie tv, era stato candidato quattro volte all’Oscar vincendo il premio nel 2006
Alan Arkin, versatile e prolifico attore americano, premio Oscar per la sua interpretazione del nonno sciroccato e cocainomane nel film «Little Miss Sunshine», è morto nella sua casa di Carlsbad, in California. Aveva 89 anni. A confermare la notizia della scomparsa, i tre figli dell’attore, Adam, Matthew e Anthony. «Nostro padre era una forza della natura — hanno dichiarato al magazine People —, un talento unico, come artista e come uomo. Ci mancherà profondamente».
Apparso in una ottantina di film, candidato quattro volte all’Oscar, Arkin guadagna il suo primo importante riconoscimento, il Tony Award, massimo onore di Broadway, nella commedia di Joseph Stein «Enter Laughing» (1963). Ma è il successivo ruolo dello spettinato Harry Berlin nella commedia di Murray Schisgal «Luv» a procurargli enormi consensi . «Il miglior complimento che abbia mai ricevuto — ricorderà al New York Times — è stato dalla drammaturga Irene Fornés: quando mi ha visto sul palco, per venti minuti ha pensato che avessero fatto salire un vero barbone».
Un’interpretazione che attira l’attenzione del regista Norman Jewison: dopo il rifiuto di Peter Ustinov, vuole Arkin nella commedia sulla Guerra Fredda «Arrivano i russi, arrivano i russi» (1967). I panni del comandante di un sottomarino sovietico portano ad Arkin la prima nomination all’Oscar, mettendo in moto una magnifica carriera come caratterista. «Alan non ha mai avuto una personalità identificabile sullo schermo perché semplicemente scompare nei suoi personaggi — dirà Jewinson nel 1991 —. I suoi accenti sono impeccabili, ed è persino in grado di cambiare aspetto. Ma sembra che questi doni per lui non valgano. È sempre stato sottovalutato».
Dopo la candidatura dell’Academy, i film arrivano uno via l’altro. Arkin è superbo nei panni del killer psicopatico che terrorizza una cieca Audrey Hepburn ne «Gli occhi della notte» del 1967 (ruolo che Stephen King descrive nel suo saggio «Danse Macabre» come «forse la più grande evocazione di malvagità cinematografica di sempre»); il personaggio del giovane sordomuto protagonista de «L’urlo del silenzio» (1968), adattamento di Robert Ellis Miller del romanzo di Carson McCullers» Il cuore è un cacciatore solitario», vale ad Arkin la seconda nomination.
Tra le sue migliori interpretazioni quelle in «Una strana coppia di suoceri» (1979) con Peter Falk; «Edward mani di forbice» (1990), «Americani» (1992), «L’ultimo contratto» (1997), «Gattaca» (1997), «Little Miss Sunshine» (2006) con cui ottiene l’Oscar come migliore attore non protagonista e «Argo» (2012) che gli porta un’altra nomination. L’ultimo significativo ruolo è per Arkin nella serie Netflix «Il metodo Kominsky»: dal 2018, per tre stagioni, è Norman Newlander, agente dell’attore Sandy Kominsky (Michael Douglas). Non si era ritirato dallo showbiz, ma preferiva coltivare verdure biologiche nel suo orto di Santa Fe, studiare filosofia orientale, fare lunghe passeggiate, cuocere il pane. Meditava ancora più di due ore al giorno.
30 giugno 2023 (modifica il 30 giugno 2023 | 19:45)
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