“Ci sono cose che non tornano, chiediamo giustizia e verità per nostro figlio”. A Domenica In sono ospiti di Mara Venier, Luca Marangon e Sabrina Bosser, i genitori di Alex Marangon, il ragazzo di 25 anni trovato morto dopo un rito sciamanico nel luglio scorso sulle rive del fiume Piave.
Le indagini proseguono, ma al momento non ci sono novità rispetto a quanto emerso dagli esami tossicologici, che hanno confermato la presenza nel sangue di tracce di piante che contengono sostanze psicotrope, ingerite dal giovane poche ore prima delle sua morte.
I genitori di Alex hanno ripercorso le ultime ore trascorse con il figlio, la denuncia di scomparsa e, infine, il ritrovamento del corpo a Vidor, non lontano dall’abbazia dove si era tenuto un “rito sciamanico” al quale il ragazzo aveva partecipato.
“Quando siamo arrivati era stato già tutto ripulito. Ricordo che i carabinieri ci chiesero se nostro figlio sapeva nuotare“, dicono. “Una domanda strana: nessuno l’ha visto tuffarsi da quella terrazza”. E ancora: “La chiesa dove si era tenuto il rito era stata messa in ordine. Quel giorno stesso ci fu un matrimonio”.
Il corpo di Alex Marangon è stato trovato due giorni dopo la denuncia della scomparsa, anche perché le condizioni del tempo e le forti piogge avevano impedito le ricerche.
“Il materassino che aveva usato per la meditazione lo abbiamo trovato noi, qualcuno lo ha spostato dalla chiesa al salotto. Non è possibile che sia sfuggito all’occhio attento delle forze dell’ordine”, dice il padre. Insomma, per loro, qualcuno, tra i partecipanti alla riunione, ha mentito o non ha raccontato tutta la verità.
L’autopsia esclude il suicidio di Alex: “Le ferite non sono da caduta, è stato picchiato, gli è stato dato un colpo in testa”, dice Sabrina Bosser. E ribadisce: “Qualcosa non quadra nel racconto dei testimoni”.
Dagli esami tossicologici sul corpo di Marangon sono emerse tracce di Ayahuasca. “Alex ha sempre ammesso che quella droga c’era ai riti e ha sempre detto la verità”, dice la madre. “Gli organizzatori invece negavano. Ci sono troppe cose non dette”. Infine un appello: “Come genitori chiediamo che Alex sia tutelato”.
“Nostro figlio non era andato a ‘drogarsi’, quel posto non era frequentato da ragazzi che andavano a sballarsi. Alex era l’unico ‘giovane’. C’era tutta gente di una certa età, c’era gente importante”.
Che cosa è successo nella notte tra il 29 e il 30 giugno
Alex Marangon si trovava a Vidor, in provincia di Treviso, per prendere parte a una festa privata di musica-medicina nell’Abbazia sconsacrata. Aveva prenotato una stanza all’interno della stessa struttura per fermarsi lì a riposare dopo l’evento new age. Ma il 30 giugno è scomparso, fino al ritrovamento del cadavere il 2 luglio in un isolotto a Ciano, sul Piave.
Poche ore prima di morire aveva inviato un messaggio a un amico. “Sono arrivato prima, in una casa condivisa, adesso ho mangiato una pizza, sembra che ci siano buone proposte, tante news, ho già detto che non faccio tutta la stagione, andrò a fare una cerimonia con l’ayahuasca”. Nel messaggio la voce di Alex è gioiosa, anche quando fa cenno all’ayahuasca, un decotto di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario.
Secondo il racconto di alcuni partecipanti il giovane quella notte si sarebbe allontanato dal gruppo che stava cantando e meditando, per sparire nel buio. Dalle testimonianze, rilasciate ai carabinieri del nucleo investigativo di Treviso, solo intorno alle 7 del mattino i partecipanti avrebbero chiamato i soccorsi, dopo averlo cercato invano. Di Alex non si sarebbe trovata traccia fino al 2 luglio, giorno in cui il corpo è stato ritrovato su un isolotto del Piave a quattro chilometri dall’Abbazia.
“Abbiamo sentito un grido, e poi un tonfo”, dichiara lo sciamano Andrea Zu a Chi l’ha Visto.
La svolta è arrivata dai primi risultati dell’autopsia: numerose e letali ferite alle testa provocate da un oggetto contundente avrebbero provocato la morte del barman di Marcon. Indicano delle forti fratture incompatibili con l’ipotesi di una caduta o di un suicidio, aprendo la pista dell’omicidio. C’era stata dopo pochi giorni un’ispezione dei vigili del fuoco nel dirupo dell’Abbazia che non aveva rilevato nessun ramo spezzato.
Il giovane sarebbe stato ucciso e gettato in acqua.
A che punto sono le indagini
Per il procuratore capo di Treviso Marco Martani ci sono tanti elementi da valutare, motivo per il quale non si possono tirare conclusioni e il fascicolo resta aperto per omicidio. Il rinvenimento di ayahuasca all’esame tossicologico, inoltre, per Luca Marangon, papà del 25enne, è una prova del fatto che gli organizzatori hanno mentito, visto che avevano negato l’assunzione di ayahuasca, sostenendo che il decotto era basato su purghe.
Nell’auto di Alex Marangon è stata scoperta inoltre una nuova macchia, oltre a quella sul cambio, situata sul sedile posteriore. Secondo i genitori di Alex si tratta di sangue. Il materiale è già stato repertato ed è pronto per essere analizzato dai Ris di Parma. Solo l’esito degli approfondimenti potrà stabilire se si tratta davvero di sangue e, nel caso, se appartiene ad Alex. L’auto non è mai stata posta sotto sequestro perché non è mai stata giudicata d’interesse investigativo.
Il rito sciamanico, l’ayahuasca, la rana amazzonica sapo kambo
Alex Marangon aveva nel sangue tracce di ayahuasca. Conosciuta anche come la droga di Dio, è un infuso dagli effetti allucinogeni ottenuto dalla cottura di erbe che crescono nella foresta amazzonica, bevanda sacra della Chiesa del Santo Daime. Preparato con estratti dai fusti della Banisteriopsis caapi e dalle foglie dell’arbusto Psychotria viridis, la bevanda utilizzata dagli sciamani per riti di visione e comunicazione col divino, contiene il principio attivo Dmt, una triptammina psichedelica endogena, (presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani). A questo proposito, l’Ins nel suo manuale raccomanda “il rifiuto di qualsiasi pratica che distorca il suo uso tradizionale o che promuova combinazioni irresponsabili con altre sostanze per intensificare l’esperienza. Comportamenti che possono avere conseguenze fisiche, psicologiche e spirituali negative”.