Le agenzie alimentari delle Nazioni Unite hanno avvertito oggi del peggioramento dei livelli di fame nei prossimi sette mesi in molte parti del mondo: Gaza, Sudan, Sud Sudan, Mali e Haiti i paesi che destano maggiore preoccupazione. È la violenza armata la causa principale dell’insicurezza alimentare acuta in tutte le regioni analizzate dal rapporto semestrale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e del Programma alimentare (WFP). Le condizioni meteorologiche estreme rappresentano un fattore significativo in altre regioni, mentre la disuguaglianza economica e gli elevati livelli di debito in molti paesi in via di sviluppo stanno compromettendo la capacità di risposta dei governi. 

Secondo il rapporto congiunto che copre il periodo da novembre 2024 a maggio 2025. È urgente e necessaria un’azione umanitaria per prevenire la carestia e la morte nella Striscia di Gaza, in Sudan, nel Sud Sudan, ad Haiti e in Mali, afferma il rapporto, basato sulla ricerca di esperti dalle due agenzie ONU con sede a Roma. “In assenza di sforzi umanitari immediati e di un’azione internazionale concertata per affrontare i gravi vincoli di accesso e mirata a ridurre il conflitto e l’insicurezza, è probabile che la carestia e la perdita di vite umane peggiorino” in queste regioni, avverte il rapporto. Nigeria, Ciad, Yemen, Mozambico, Birmania, Siria e Libano si trovano in una situazione molto preoccupante. Il 2024 è il secondo anno consecutivo di calo dei finanziamenti per gli aiuti umanitari e dodici piani nel settore della sicurezza alimentare hanno dovuto affrontare carenze di finanziamento superiori al 75% in paesi come Etiopia, Yemen, Siria e Birmania. I livelli di insicurezza alimentare sono misurati su una scala da 1 a 5, con quest’ultimo livello a indicare una situazione di “catastrofe”. E questo è quello che si teme per la Striscia di Gaza. Secondo il rapporto, circa il 41% della popolazione, ovvero 876.000 persone, dovrà affrontare da novembre a fine aprile livelli di carestia definiti di “emergenza”, mentre quasi il 16%, ovvero 345.000 persone, vivrà livelli di “catastrofe”. Secondo il rapporto, gli sfollati di Gaza a metà ottobre ammontavano a 1,9 milioni di persone, ovvero il 91% della popolazione della Striscia. In Sudan, centinaia di migliaia di persone sfollate a causa del conflitto continueranno a dover affrontare la carestia. In Sud Sudan il numero di persone che rischiano la fame e la morte è quasi raddoppiato tra aprile e luglio 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 e più di un milione di persone sono state colpite da gravi inondazioni. Ma la situazione potrebbe peggiorare a partire da maggio 2025. 

Allo stesso modo ad Haiti i maggiori rischi sono la violenza armata combinata con una persistente crisi economica e gli uragani. L’escalation del conflitto in Mali, dove l’ONU ha ritirato la sua missione di mantenimento della pace nel 2023, rischia di peggiorare i livelli già critici con l’imposizione di blocchi stradali da parte di gruppi armati e l’impedimento della consegna di aiuti umanitari sull’insicurezza alimentare sono considerevoli, secondo il rapporto, e vanno ben oltre la distruzione del bestiame e dei raccolti. I conflitti costringono le persone a fuggire dalle proprie case, “interrompendo i mezzi di sussistenza e i redditi, limitando l’accesso ai mercati e portando a fluttuazioni dei prezzi e a una riduzione della produzione e del consumo di cibo. In alcune regioni considerate preoccupanti, potrebbe ricomparire questo inverno anche la Niña, un fenomeno climatico naturale che può provocare forti piogge o aggravare la siccità e le ondate di caldo, peggiorando la crisi alimentare.
 

bambini in Africa (Pixabay)

Una donna con i suoi bambini in un centro per sfollati a causa della siccità a Dollow, Jubaland, Somalia, 13 aprile 2022 ((Sally Hayden/SOPA Images/LightRocket via Getty Images))

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