Primo semaforo verde di un ramo del Parlamento alla «madre di tutte le riforme», quella della giustizia – come la chiama il Guardasigilli Nordio – che introduce la separazione fra le carriere.

E torna alta la tensione tra governo e associazione dei magistrati.

Secondo l’Anm la riforma è uno strappo pericoloso, perché mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza dei pm, li isola e ne mortifica la funzione di garanzia.

Per Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm “si separa il pm dall’area del giudiziario e inevitabilmente lo si collocherà nella sfera dell’esecutivo. E’ un disegno complessivo che mira all’indebolimento del potere giudiziario sulla falsa premessa che questo potere abbia invaso gli spazi della politica”.  Insomma per l’associazione dei magistrati il ddl abbasserà le garanzie per i cittadini.

“Nessuna rivalsa ma riequilibrio dei poteri”, contro replica il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “L’indipendenza della magistratura è nella Costituzione. I magistrati finora erano indipendenti dalla politica, ma non da se stessi e dalle correnti”.

I giudici annunciano iniziative di mobilitazione e proteste eclatanti, anche durante le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario, come propone Magistratura democratica. 

Intanto adesso il ddl torna al Senato. 
Quattro passaggi parlamentari richiesti per l’approvazione del disegno di legge che
modifica il titolo IV della Costituzione, prevedendo carriere separate di magistrati requirenti e giudicanti, due CSM distinti, l’estrazione a sorte dei loro componenti e l’istituzione di un’alta corte disciplinare.

E lo scontro tra esecutivo e magistrati è destinato ad inasprirsi.

 

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