Le proteste per i 15 morti causati il 1 novembre scorso dal crollo della pensilina della stazione di Novi Sad sono diventati la scintilla: una nuova ondata di proteste antigovernative sta attraversando la Serbia. A Belgrado e in numerose altre città, gli studenti, sostenuti dalle forze di opposizione, rinnovano oggi la loro protesta contro il governo e il presidente, attuando blocchi stradali e lanciando un appello a uno sciopero generale, che è stato tuttavia accolto in minima parte da commercianti, bar e ristoranti, rimasti quasi tutti aperti e operativi come anche ospedali, banche, farmacie, trasporto pubblico. 

Scuole chiuse e insegnanti in sciopero per solidarietà con gli studenti: hanno aderito alla protesta anche molti genitori che per questo non hanno mandato i figli a scuola. A contestare il governo sono anche diversi avvocati, che hanno aderito agli scioperi di categoria e del personale legale indetti questa settimana. A Belgrado, gli studenti universitari e delle superiori hanno paralizzato a metà giornata il traffico in alcuni dei punti nevralgici del centro della capitale, blocchi stradali si sono registrati in altre delle principali città del Paese quali Novi Sad, Nis, Kragujevac, Kraljevo, Sabac, Smederevo, Uzice, Zajecar, Jagodina. 

Proprio a Jagodina si sta svolgendo nel pomeriggio un raduno convocato dal presidente Aleksandar Vucic, che intende annunciare la creazione di un nuovo e largo movimento popolare a livello nazionale, destinato, a suo dire, a segnare il futuro della Serbia sulla strada del progresso, della modernizzazione e dell’integrazione europea.

Protesta studenti a Belgrado, Serbia (ap)

E a tracciare un solco fra chi vuole fare e lavorare per il bene del Paese e chi invece non fa altro che scendere in strada a protestare, cercando di andare al potere con cortei e blocchi stradali e non democraticamente attraverso le elezioni. Alla base della protesta degli studenti, che da settimane bloccano l’attività didattica in numerose facoltà in tutto il Paese, vi è la tragedia del primo novembre scorso a Novi Sad. Un incidente attribuito all’incuria e agli scarsi controlli per via della corruzione che permane nel governo e nell’amministrazione. Le autorità hanno assicurato a più riprese di aver soddisfatto tutte le richieste del movimento studentesco: la pubblicazione di tutti i documenti e contratti relativi ai lavori di restauro della stazione Novi Sad, conclusi poche settimane prima del crollo, insieme a una totale trasparenza nell’inchiesta sull’incidente, l’aumento degli stanziamenti del governo a sostegno delle università, la fine delle repressioni contro i manifestanti. Nei giorni scorsi Vucic aveva accusato gli organizzatori delle proteste di essere manovrati dall’estero e di rispondere a non meglio precisati ‘agenti stranieri’.

Il Presidente serbo Aleksandar Vucic (Rainews24)

Condividere.
Exit mobile version