Un ‘bonus Natale’ allargato, per dare una spinta ai consumi. I 100 euro una tantum, insieme alle tredicesime, andranno a una platea molto più ampia di quella immaginata questa estate con il dl omnibus. Con un budget di circa 100 milioni si era pensato di raggiungere un milione di famiglie di lavoratori dipendenti con Isee fino a 28mila euro e figli carico. Nell’opposizione era stato ribattezzato ‘bonus vedovi’, perché il contributo veniva assegnato alle famiglie monogenitoriali solo in mancanza di coniuge, ora il governo ha allargato i cordoni, stimando di raggiungere 4,5 milioni di lavoratori, anche i single con figli a carico, inizialmente esclusi. “Viene di fatto eliminato il requisito di avere il coniuge a carico e dunque per avere il bonus basterà avere almeno un figlio a carico”, spiega il viceministro all’Economia Maurizio Leo, e sarà – rivendica – “una ulteriore spinta per i consumi natalizi, un aiuto in più ai lavoratori e ai contribuenti in un momento particolare dell’anno, quando le spese familiari tendono ad aumentare”. Dopo i sindacati, il governo ha incontrato le parti sociali sulla manovra. Al tavolo, presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano e non dalla premier Giorgia Meloni, ci sono 33 sigle di organizzazioni datoriali, dall’Abi alla Confindustria, alla aziende del commercio. La richiesta è di una spinta sugli investimenti, a partire dall’Ires premiale richiesta dagli industriali. Intanto, visto l’elevato numero di emendamenti presentati dai gruppi alla manovra, si va verso una scrematura. La commissione Bilancio della Camera ha stabilito in ufficio di presidenza di individuare un massimo di 600 emendamenti da segnalare, di cui 250 per la maggioranza (in pratica uno su 5 dei 1.200 depositati), 320 per le opposizioni (che in totale ne hanno presentati 3.300) e 30 emendamenti per il gruppo Misto. È stato anche stabilito uno slittamento dei termini per i ‘segnalati’, che dovranno arrivare entro mercoledì. La maggioranza punta ad arrivare in Aula entro metà dicembre: dipenderà dalla velocità dei lavori della commissione ma non solo. Il governo dovrà fare i conti con l’esito del concordato, da cui spera di ottenere le risorse per abbassare di due punti, dal 35 al 33% la secondo aliquota Irpef. Una intenzione rilanciata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Con le risorse concordato verrà data priorità al taglio Irpef” ma, ci sarà solo dopo i versamenti: “in bilancio non abbiamo appostato un euro in più”. E confermata al tavolo con le imprese, sottolineando la volontà del governo di continuare a lavorare per il reperimento di risorse da destinare a significative riduzioni del carico fiscale del ceto medio. Potrebbe entrare anche nella manovra, o nel decreto Fiscale collegato, la conferma della rateizzazione del secondo acconto di novembre sulle tasse e i contributi, spinta dalla Lega. Per Giorgetti “nei limiti delle disponibilità finanziarie sussistenti, sarà valutata”. Mentre il ministro ha glissato sulla conferma del taglio del canone Rai da 90 a 70 euro: “Il Parlamento è sovrano, decide il Parlamento”.

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