Record di casi di influenza stagionale in Australia, dove attualmente è inverno ed il virus colpisce prima rispetto al nostro emisfero.

Numeri in crescita che hanno messo in seria difficoltà gli ospedali dove – con le infezioni aumentate del 70% rispetto all’anno precedente, oltre 18.000 segnalazioni fino a luglio e le ospedalizzazioni cresciute del 50% in due settimane – i posti letto scarseggiano.

Un quadro, avvertono gli infettivologi, che con grande probabilità potrebbe replicarsi a breve anche in Italia: è infatti in arrivo, anche da noi, un mix di virus influenzali, tra i quali il ceppo B verso cui si registra una minore copertura. Da qui l’invito degli esperti a vaccinarsi in vista di una stagione che si preannuncia “pesante”, per scongiurare le conseguenze più gravi.

Pregliasco: “In arrivo mix di virus, vaccinarsi anche per Covid”

Anche in Italia si prevede una prossima stagione influenzale molto intensa – afferma Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all’Università di Milano – con la co-circolazione di vari virus influenzali insieme anche al virus respiratorio sinciziale ed al virus SarsCoV2 del Covid. Sarà in circolazione, oltre al ceppo A H1N1, anche il ceppo influenzale B Victoria, come sta avvenendo in Australia, e dal momento che quest’ultimo è poco circolato negli anni scorsi, una gran parte di persone potrà essere suscettibile all’infezione proprio come accaduto nell’emisfero australe. Per questo, soprattutto per i soggetti fragili, è importante l’immunizzazione”. I due ceppi influenzali, precisa, “sono molto simili a quelli previsti nel vaccino antinfluenzale che secondo la circolare del ministero della Salute sarà disponibile da ottobre”. 

“Primi casi previsti a ottobre”

Per quanto riguarda l’Italia, “è ancora presto per delle previsioni accurate e molto dipenderà dall’andamento meteorologico. Ad ogni modo – è la previsione di Pregliasco – ci aspettiamo i primi casi in ottobre e prevediamo una stagione abbastanza intensa. Complessivamente, si stima verrà colpito dal 15 al 25% della popolazione rispetto al 22-23% dello scorso anno quando venne registrato il record di 15 milioni di casi totali”. Il consiglio è dunque quello di vaccinarsi, “ricordando che il vaccino non ha tanto l’obiettivo di ridurre la diffusione del virus quanto gli effetti più pesanti dell’infezione”. Tuttavia, rileva Pregliasco, “lo scorso anno solo poco più del 50% degli over-65 si è vaccinato: un numero troppo ridotto per avere un effetto preventivo ampio rispetto agli effetti sulla salute”. Eppure, ribadisce, “la vaccinazione è una opportunità per tutti. Inoltre, dato il leggero aumento dei casi Covid, è opportuno approfittare della vaccinazione antinfluenzale per effettuare anche un richiamo vaccinale contro il Covid-19”.

Bassetti: “Quest’anno sarà tosta”

“Senza vaccini, la prossima stagione influenzale in Italia, visti i record registrati al momento in Australia, potrebbe essere più severa di quella appena trascorsa. Ma la copertura vaccinale resta ancora bassa e solo un italiano su 4 si vaccina. Di conseguenza, se un’epidemia simile a quella del 2024 si ripresentasse nel 2025, 15-20 milioni di italiani potrebbero essere contagiati, con un impatto significativo sul sistema sanitario”. Ad affermarlo è Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova.

La prossima campagna vaccinale

Intanto, il ministero della Salute ha emanato lo scorso luglio la circolare con le indicazioni per la prossima campagna vaccinale contro l’influenza stagionale. Partirà ai primi di ottobre, con l’obiettivo di raggiungere almeno il 75% della popolazione a rischio: anziani e fragili. Il vaccino sarà offerto gratuitamente a over 60, bambini, cronici, donne in gravidanza e operatori sanitari, ma anche, “dopo aver coperto le priorità”, a chiunque la richieda. Nella stagione 2023-2024 la copertura vaccinale è stata del 53,3% tra gli over-65 e solo del 18,9% nella popolazione generale. Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 fissa, per gli anziani, un target minimo del 75% e un target ideale al 95%. 

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