La tenuta di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, e poi con Donald Trump, non è per nulla scontata. Un vertice va “preparato con la massima attenzione in tutte le fasi precedenti”, ha messo in guardia il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Ma ciò non frena la girandola delle previsioni sulla possibile sede, che nelle ultime ore ha visto spuntare una nuova candidatura, quella di Vienna.
Il cancelliere Christian Stocker ha detto che l’Austria è pronta ad ospitare i negoziati perché ha una lunga tradizione” in questo campo. E se verrà scelta, Stocker si è offerto di contattare la Corte penale internazionale per permettere al presidente russo di partecipare, nonostante sia destinatario di un mandato di arresto per crimini di guerra.
L’opzione di Vienna si aggiunge ad altre due che hanno preso corpo nelle ultime ore, Budapest e Ginevra. Ma per entrambe permangono elementi incertezza. Secondo fonti citate da Politico, la capitale ungherese sarebbe “la prima scelta” di Washington per un vertice a tre fra i presidenti americano, russo ed ucraino, che per Trump dovrebbe tenersi dopo un incontro fra Putin e Zelensky, e nel caso questo abbia successo.
La Casa Bianca non ha confermato. Tuttavia va tenuto presente che potrebbe trattarsi di una sede indigesta per Kiev a causa della posizione del premier Viktor Orban, giudicato filo-Mosca.
Gli ucraini non hanno certo dimenticato che lo scorso anno, all’inizio del semestre di presidenza ungherese dell’Unione europea, Orban si recò al Cremlino ad incontrare il presidente russo, attirandosi la condanna della Ue.
L’Italia e la Francia hanno avanzato la candidatura di Ginevra e il ministro degli Esteri svizzero, Ignazio Cassis, le ha ringraziate assicurando che il suo Paese è “prontissimo” ad ospitare lo storico vertice. Ma a Mosca ricordano che lo scorso anno proprio la Svizzera organizzò sul lago di Lucerna una ‘Conferenza di pace” invitando un centinaio di Paesi ed escludendo la Russia. Anche la Cina, di conseguenza rifiutò di partecipare, e il documento finale non fu sottoscritto da 12 dei partecipanti, tra cui l’India e il Sudafrica. “La Svizzera non può essere una parte neutrale e ancor meno un mediatore”, sentenziò in quella occasione la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Nel maggio scorso il ministro Lavrov smentì anche le voci che circolavano su un vertice Putin-Zelensky in Vaticano. “Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative alla eliminazione delle cause fondamentali” del conflitto, disse il ministro degli Esteri, sottolineando che tra queste cause figura anche “il percorso di distruzione della Chiesta ortodossa ucraina”, fedele al Patriacato di Mosca, da parte delle autorità di Kiev. Per quanto riguarda Roma, meno di due settimane fa Mosca aveva fatto sapere di giudicarla troppo schierata al fianco di Kiev per essere presa in considerazione anche per il vertice fra Trump e Putin, poi tenuto in Alaska.
A questo punto, esclusa per ovvii motivi l’opzione Mosca, che secondo media internazionali sarebbe stata proposta da Putin, non si esclude la candidatura di Istanbul. Nelle ultime ore il presidente russo ha parlato al telefono con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan e, fa sapere il Cremlino, ha sottolineato “con soddisfazione l’assistenza fornita dalla Turchia” per lo svolgimento delle trattative russo-turche svoltesi finora nella città sul Bosforo.