Dovrebbero essere i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio a svolgere l’informativa in Parlamento sul caso Almasri. Manca ancora l’ufficialità, ma è questa la disponibilità che oggi, in occasione delle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, il governo metterà sul tavolo. Una linea decisa dopo una riunione che si è tenuta a palazzo Chigi con Giulia Bongiorno, senatrice della Lega ma scelta anche come avvocato da Giorgia Meloni, i titolari della Giustizia e dell’Interno e il sottosegretario Mantovano, a seguito dell’esposto dell’avvocato Li Gotti sfociato nell’informazione di garanzia proprio per la vicenda del comandante libico, prima arrestato e poi rilasciato e ricondotto in Libia su un volo di Stato.
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, Matteo PIantedosi (Ansa)
Dunque, dopo l’annullamento dell’informativa fissata per la scorsa settimana, che si sarebbe dovuta tenere proprio lo stesso giorno in cui la premier Meloni e gli altri esponenti del governo hanno ricevuto l’atto dal giudice Lo Voi, il governo prova a smarcarsi e a sbloccare l’impasse, che ha portato al fermo dei lavori del Parlamento. Una situazione che rischiava di proseguire dopo che, a poche ore dalle due capigruppo, le opposizioni continuavano a navigare al buio, senza alcuna risposta da parte dell’esecutivo alla reiterata richiesta di una informativa urgente. Tanto da protestare unitariamente in Aula a inizio seduta odierna, con il Movimento 5 stelle che dà il là e mette in atto una sorta di ‘staffetta’ parlamentare, iscrivendo in massa i deputati a intervenire nella discussione generale sul decreto Cultura per mantenere alta l’attenzione sulla “liberazione di un boia”, l’affondo lanciato dal leader Giuseppe Conte.
l presidente del M5s, Giuseppe Conte (Ansa)
Mentre i dem, con la capogruppo Chiara Braga, avvertivano l’esecutivo: “Non siamo disponibili a riprendere i lavori dell’Aula finché il governo non avrà riferito in Parlamento sul caso Almasri”. Le opposizioni attendono ora l’ufficialità sull’informativa dei due ministri, ma le posizioni divergono. Tutte unite hanno chiesto che fosse la premier Meloni in persona a riferire in Aula. Ma se tra i dem si osserva che la presenza di Nordio potrebbe comunque contribuire a fare un minimo di chiarezza, al contrario per i 5 stelle la presenza dei ministri è insufficiente: deve venire in Aula la presidente del Consiglio, insistono i pentastellati per nulla disposti a fare passi indietro su questo punto. Da qui la scelta, viene spiegato, di dar vita a un ostruzionismo duro in Parlamento qualora domani dovesse essere confermata l’informativa di Nordio e Piantedosi e non della premier.
Chiara Braga, Pd (imagoeconomica)
Non il blocco dei lavori, quindi, perché “ci sono alcune urgenze”, affermano dal Movimento, come la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè il 10 febbraio e la mozione sul caro bollette. In attesa di capire se davvero domani la situazione potrebbe sbloccarsi con l’informativa dei due ministri (saranno le capigruppo a stabilire il quando), intanto oggi le opposizioni sono tornate a protestare in Aula. Unanime la reiterata richiesta a Meloni di “smetterla di fuggire e presentarsi in Parlamento”. Il problema è che a meno di 24 ore dalla dead line delle capigruppo, dal governo non è arrivata alcuna notizia ufficiale sulla richiesta dell’informativa.
Matteo Renzi, Italia Viva (X)
E se Matteo Renzi ricorre all’ironia (“Sono tutti assenti, sono tutti a Roccaraso?”) e il segretario di + Europa Riccardo Magi ritiene sia meglio rivolgersi a “Chi l’ha visto”, il leader M5s Conte va giù duro: “Meloni deve venire in Parlamento a spiegare agli italiani la versione vera ed effettiva sul caso Almasri. E’ stata invocata anche la sicurezza nazionale e allora deve venire la presidente del Consiglio, non puo’ essere un ministro. Deve spiegare perché lei donna, madre e cristiana ha imbarcato un boia con tutti gli onori di un volo di Stato per sottrarlo alla giustizia . Solo lei può chiarire quali sono le motivazioni che espongono il nostro Paese alla vergogna nazionale e internazionale”, le parole pronunciate in Aula. E ancora: “La sorella della premier ha detto che la presidente del Consiglio è come Frodo, ma qui è piuttosto una frode, si sta perpetrando una frode ai danni degli italiani…”. In mattinata, a lasciar intendere che il governo non si sarebbe sottratto, è stato il vicepremier Antonio Tajani che, ai giornalisti che lo incalzavano, ha replicato: “Il governo riferirà” ma è l’esecutivo a decidere “chi va a riferire” e “non è che decide l’opposizione”.