Caso Garlasco: Alberto Stasi nel 2015 è condannato, in via definitiva a 16 anni, per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto nel 2007. A quasi diciott’anni dal delitto due aule di giustizia si occupano del caso in due città diverse, con due diversi procedimenti. 

Da un lato Milano, dove la sostituta procuratrice generale Valeria Marino ha espresso in aula un parere “parzialmente positivo” sulla richiesta di semilibertà di Alberto Stasi nell’udienza davanti ai giudici della Sorveglianza. Lo ha spiegato l’avvocato Glauco Gasperini, che ha sostituito in udienza la legale Giada Bocellari. Un parere positivo, in sostanza, ma con riserve su alcuni aspetti. La decisione dei giudici è attesa entro cinque giorni. Stasi non si è presentato in udienza. 

Dall’altro, a Pavia, al via l’incidente probatorio per stabilire se una traccia genetica trovata sotto le unghie della vittima possa essere compatibile con il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e già indagato in passato, poi archiviato.

Procura, l’ultima intervista non era autorizzata

La sostituta pg di Milano Valeria Marino, della Procura generale diretta da Francesca Nanni, ha sollevato, davanti ai giudici della Sorveglianza, un’unica questione, che ha portato a dare un parere “parzialmente” e non totalmente positivo all’istanza di semilibertà di Alberto Stasi. Si tratta del fatto che per l’ultima sua intervista, andata in onda su ‘Le Iene’ il 30 marzo, il 41enne non aveva chiesto l’autorizzazione a rilasciarla, durante un giorno di permesso autorizzato, all’amministrazione penitenziaria, come si deve fare. È stata, dunque, come segnalato dalla pg, un’intervista non autorizzata. 

Alberto Stasi è un condannato definitivo che sta scontando una pena e, dunque, avrebbe dovuto, come osservato dalla Procura generale, richiedere l’autorizzazione alla direzione del carcere per rilasciare quell’intervista nel giorno in cui aveva un permesso di uscita. Autorizzazione che, tra l’altro, aveva già chiesto e ottenuto negli anni scorsi per un’altra lunga intervista a ‘Le Iene’. 

Da quanto si è saputo, la Procura generale ha analizzato passo passo anche i contenuti di quell’ultima intervista, ma non ha rilevato problemi in relazione alla richiesta di semilibertà, perché Stasi ha risposto alle domande in modo controllato, pur ribadendo la sua innocenza, e non ha fatto considerazioni che non doveva fare anche con riferimento alle nuove indagini su Andrea Sempio.

Nessuna problema, dunque, sui contenuti, ma soltanto sulla mancata richiesta di autorizzazione. Ad ogni modo, la sensazione in ambienti giudiziari è che quest’aspetto potrebbe essere facilmente superato dai giudici, che sono in riserva e che decideranno tra qualche giorno. Si tratta, infatti, dell’unico ‘neo’ nel comportamento di Stasi.

 

Alberto Stasi all’uscita dal palazzo della Cassazione, 5 aprile 2013 a Roma (Ansa/archivio)

L’udienza davanti ai giudici (Federica Gentile e Maria Paola Caffarena, più due esperti) è durata circa mezz’ora e per la difesa di Stasi era presente l’avvocato Gasperini, in sostituzione di Giada Bocellari, impegnata stamani, con l’altro legale Antonio de Rensis, nell’udienza del maxi incidente probatorio genetico a Pavia nelle nuove indagini su Andrea Sempio.

Il legale ha spiegato che la pg in aula ha dato un parere positivo ma “parzialmente”, senza entrare nel merito di ciò che ha detto il magistrato nell’udienza a porte chiuse. 

Ieri si era saputo che sono “positive” le relazioni di operatori ed educatori del carcere milanese di Bollate sul comportamento e sul percorso di esecuzione della pena di Stasi. Il suo legale oggi ha insistito per l’istanza di semilibertà per il 41enne, ammesso nel 2023 al lavoro esterno (esce dal carcere per andare a lavorare come contabile in un’azienda). Per la semilibertà, comunque, non è necessario il ravvedimento.

Il ravvedimento, da quanto è stato chiarito, è necessario solo per le istanze di liberazione condizionale, che possono essere avanzate nell’ultimo periodo dell’espiazione della pena, dopo l’applicazione della liberazione anticipata, lo sconto previsto per legge, di 45 giorni ogni sei mesi. Il lavoro esterno ottenuto da Stasi nel 2023 gli consente di uscire per andare a lavorare come contabile in un’azienda. 

Stasi punta alla semilibertà, ossia alla possibilità di stare fuori dal carcere di Bollate per tutto il giorno o quasi, e non solo per andare a lavorare, tornando in cella la sera. Poi potrà provare, tra non molto, anche con l’affidamento in prova, che si può richiedere quando il condannato deve scontare non più di 4 anni. E a Stasi, in carcere da dieci anni, mancano solo 4 anni e pochi mesi. In quel caso, se gli sarà concesso anche l’affidamento, niente più carcere e sconterà la restante pena con la misura alternativa alla detenzione, svolgendo lavori socialmente utili.
Il fine pena, tenendo conto anche della liberazione anticipata, ovvero dello sconto di 45 giorni ogni sei mesi, potrebbe arrivare per lui nel 2028, al massimo nel 2029. 

Stasi continua a ribadire la propria innocenza

Per un’istanza di semilibertà, come quella avanzata dalla difesa di Stasi, che da un paio di anni ha ottenuto il lavoro esterno, non è richiesto il ravvedimento, ossia il condannato non deve aver preso consapevolezza e aver riconosciuto la propria responsabilità. E Stasi infatti, anche di recente in interviste ai media, ha sempre ribadito la propria innocenza e ha fatto riferimenti alle nuove indagini che riguardano dei pm di Pavia Andrea Sempio.
 

Il maxi incidente probatorio su Andrea Sempio

Al piano terra del Tribunale di Pavia si tiene l’udienza del conferimento dell’incarico per procedere alla perizia chiesta dalla Procura per provare a riaprire il caso Garlasco. Dopo una prima archiviazione di otto anni fa, la Procura torna a indagare per l’omicidio (in concorso) Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli ha disposto una perizia per stabilire se la traccia genetica trovata sulle unghie della vittima sia compatibile con il patrimonio genetico di Sempio. Un approfondimento affidato al perito Emiliano Giardina, l’uomo che nell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio ha dato un nome a Ignoto 1. Uomo su cui c’è chi potrebbe sollevate dubbi avendo già rilasciato interviste sul caso.

L’udienza di oggi servirà per definire il quesito su cui dovranno lavorare perito e consulenti, anche per allargare il possibile bacino di persone che frequentavano la villetta di via Pascoli, che hanno partecipato alle indagini o ai soccorsi e a cui andrà probabilmente chiesto il Dna per escluderlo dalle tracce trovate nell’abitazione, impronte (quasi tutti attribuite da anni) che verranno confrontate con quelle di Sempio. Comparazione che sarà eseguita anche con i tamponi fatti sulla vittima e custoditi nell’istituto di Medicina legale di Pavia e con i reperti conservati nei laboratori del Ris di Parma, come la spazzatura trovata nella villetta e un frammento del tappeto del bagno dove l’assassino si lavò le mani.

Il primo punto su cui le parti sono chiamate a discutere è il più controverso: valutare l’utilizzabilità del profilo estratto dal materiale trovato sulle unghie della ventiseienne. Un aspetto che trova in disaccordo le parti, nonostante la perizia affidata a Francesco De Stefano (nel processo d’appello bis contro Stasi) aveva portato tutti i consulenti a concludere per l’inutilizzabilità dei risultati. Conclusione ancora oggi condivisa da Marzio Capra tra i massimi esperti di Dna per la famiglia Poggi e dall’ex comandante del Ris Luciano Garofano scelto dall’indagato.

Di opposto avviso il genetista forense Ugo Ricci consulente per Stasi e Carlo Previderé che nella sua relazione alla Procura di Pavia parla di compatibilità. La traccia prelevata a Sempio lo scorso 13 marzo potrebbe anche dare un match, ma il risultato non può scagionare il condannato contro cui – sottolinea la Cassazione – c’è un mosaico di prove. Il cromosoma Y (sui frammenti delle unghie della vittima) non è identificativo ma indica una linea paterna e soprattutto non è databile: la stessa Procura di Pavia nell’archiviare Sempio spiegava che il giovane usava il computer della vittima e che dunque toccando quella tastiera ci potrebbe essere stato il trasferimento di una traccia minima. Elemento che poco si sposa anche con la dinamica dell’omicidio: Chiara Poggi, chiarisce ogni sentenza, è stata sorpresa dall’assassino e non ha provato a difendersi.

 

La difesa di Andrea Sempio, finito di nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 2007 e già archiviato nel 2017 e poi di fatto anche nel 2020, ha depositato alla Procura di Pavia un’istanza sulla base dell’articolo 335 del codice di procedura penale che consente di ricevere informazioni sulle iscrizioni nel registro degli indagati.

Indagini riaperte anche dopo un passaggio in Cassazione dei pm e due bocciature precedenti del gip. E soprattutto fare chiarezza sul fatto che l’amico del fratello di Chiara non fosse stato iscritto anche in un altro fascicolo per altra ipotesi di reato. Ipotesi che era emersa da indiscrezioni di stampa nei giorni scorsi, ma poi smentita da fonti vicine alle indagini. La Procura, comunque, non è sempre tenuta, per legge, a rispondere a questo genere di istanze. Nel caso ci siano esigenze di segretezza, ad esempio, può non farlo.

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