“Chiediamo un accertamento finalizzato a conoscere quale apparato dello Stato si sia spinto fino a usare le armi delle spionaggio dei propri cittadini e chiediamo di conoscere se questa attività sia connessa alle opinioni politiche del nostro assistito”.

È la richiesta contenuta nell’esposto-denuncia presentato dal Team legale di Mediterranea saving humans al Centro per la sicurezza cibernetica della polizia di Stato. Un passaggio compiuto per conto di Luca Casarini, fondatore e capo missione dell’organizzazione umanitaria, spiato insieme ad altri attivisti e a giornalisti, attraverso lo spyware ‘Graphite’ della società israeliana Paragon Solutions. “Nessuno in uno Stato di diritto – né il governo, né la magistratura, né i servizi segreti – possono considerarsi al di sopra della legge” scrivono sempre i legali di Casarini.

Il governo aveva ammesso nei giorni scorsi i casi di spionaggio ai danni di cittadini italiani tramite WhatsApp, escludendo però ogni responsabilità nella vicenda e così avevano fatto Aisi e Aise, le principali agenzie di intelligence italiane, come anche le forze dell’ordine. La società Paragon Solutions ha dichiarato di avere tra i suoi clienti italiani solo una agenzia di intelligence e una forza di polizia. La società israeliana ha poi rescisso il contratto con il Governo Italiano per non aver ottemperato agli obblighi contrattuali.

Il fondatore di Mediterranea è il primo ad aver dichiarato di essere caduto vittima del trojan israeliano e ritiene che sul caso Paragon “il filone è la Libia”. Casarini negli scorsi giorni si era esposto più volte affermando che Mediterranea “è un target di questa operazione”. “Non ci sono altre Ong coinvolte – ha sottolineato – e il fatto che tra gli spiati vi siano anche il direttore di Fanpage e un attivista libico mi fa pensare che il contesto sia quello della Libia, poiché noi facciamo soccorso civile in mare, siamo nel mirino del governo e siamo legati a molti migranti e rifugiati in Libia e in Tunisia, che cerchiamo di aiutare e di cui denunciamo le condizioni”. Per questo, secondo l’attivista, i fili dello scandalo potrebbero condurre nel Paese nordafricano, teatro dell’altro caso che ha dominato il dibattito politico, quello sul generale accusato di torture, Osama Almasri.

Che ci sia un nesso tra il rilascio del generale torturatore libico e le intercettazioni non è nei fatti, perché i tempi non combaciano: le intercettazioni risalgono alla fine del 2024 mentre il rilascio di Almasri è avvenuto a fine gennaio di quest’anno, mentre resta possibile, ma da dimostrare, un eventuale nesso con la politica di sostegno alle autorità libiche coinvolte nel contenimento dei flusso di migranti attraverso il Mediterraneo.

Francesco Cancellato, direttore fanpage.it (fanpage.it)

In pomeriggio al Parlamento europeo a Strasburgo si è tenuta una conferenza stampa con le vittime dello spyware Paragon a cui è intervenuto anche Francesco Cancellato, direttore del sito Fanpage e uno delle vittime dello spionaggio di apparati dello Stato. Alcuni eurodeputati del Pd, M5S, Verdi e Avs hanno scritto una lettera alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per chiedere l’istituzione di una commissione di inchiesta sul caso dello spionaggio.

Elly Schlein è tornata a chiedere alla premier Meloni di tornare in Parlamento e riferire alle Camere: “Giorgia Meloni non può continuare a nascondersi e a fuggire. Bisogna che chiarisca su questa vicenda che cosa è accaduto. Lo deve fare anche nel nome della Costituzione che tra le tante libertà difende la libertà di stampa e la libertà di parola. “L’idea che Giorgia Meloni si metta a spiare Casarini e Cancellato è talmente ridicola che è difficile da commentare” – ha replicato Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr al Parlamento- “Ci sarà, se non sbaglio, Frattasi che sarà udito al Copasir nei prossimi giorni e si avranno più notizie.

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