Fuori dal tribunale di Piazzale Clodio un sit-in per Giulio Regeni. Dentro, la nuova udienza processo per la morte del ricercatore italiano in Egitto. “Sarà un’udienza lunga. Ci aspettiamo di strappare brandelli di verità, che venga ricostruita sempre meglio la figura di Giulio e che si riconosca che faceva un chiaro e legittimo lavoro di ricerca”, ha dichiarato l’avvocata Ballerini, legale della famiglia.
In aula la docente tutor di Giulio a Cambridge, testimone, in collegamento audio e assistita da un traduttore, nel processo, in corso a Roma, per la morte di Giulio, avvenuta in Egitto nel 2016. Imputati, davanti alla Corte d’Assise, sono quattro 007 egiziani. In aula il procuratore Francesco Lo Voi e il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco.
“Fornivo consigli ai miei studenti sui finanziamenti e sulle borse di studio, ma non sapevo che Giulio avesse contattato questa fondazione” Antipode, aggiunge la docente, tutor di Regeni. “Ho inviato i link sull’opportunità di finanziamento a studenti – spiega -, ma non ricordo di averlo mandato direttamente” a Regeni. “Ero in contatto con il capo del dipartimento di Sociologia e ho raccomandato altri supervisori: abbiamo parlato con Giulio” di una tutor sul territorio egiziano “e io ho detto che era una buona idea”, spiega rispondendo alle domande delle difese, spiegando che “Regeni non mi ha mai espresso preoccupazione per essere seguito da questa tutor” considerata un’attivista.
“Il lavoro di ricerca di Regeni doveva arrivare a marzo a Cambridge: non ho ricevuto dunque nessuno scritto da parte sua”, aggiunge la professoressa. Poi il ricordo di quando apprese la notizia della morte del giovane ricercatore.
“Ho ricevuto la notizia della scomparsa di Giulio via mail il 26 gennaio del 2016. Subito ho collegato questa cosa all’anniversario della rivoluzione del 2011. Quando ho saputo della morte sono rimasta devastata e traumatizzata. Dopo la vicenda di Regeni non sono più tornata in Egitto anche per questioni di sicurezza, perché su alcuni media ero stata descritta come una spia”, ha detto, in videocollegamento con l’Inghilterra, la docente dell’università di Cambridge, Maha Abdelrahman, tutor di Regeni nel periodo in cui il giovane ricercatore era al Cairo.
Verità per Giulio Regeni (Tg3)
Aula Occorsio del tribunale di Roma, durante il processo per l’uccisione in Egitto del ricercatore Giulio Regeni, Roma, 24 settembre 2024 (Ansa)
La testimone ha aggiunto di non avere “mai ricevuto o subito pressioni da parte del governo egiziano per non deporre e nemmeno i miei familiari. Giulio non ha mai avuto rapporti con le autorità inglesi e l’università di Cambridge gli aveva dato in parte un finanziamento, ma non una borsa di studio completa. Lui era una persona intelligente, matura e autonoma”.