Per uno dei filoni del caso Visibilia, quello sul presunto falso in bilancio, andrà a processo la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Il rinvio a giudizio è stato appena deciso in tribunale a Milano dalla gup Anna Magelli dopo una breve camera di consiglio, preceduta dall’ultimo intervento di uno degli avvocati delle difese. Si tratta, in questo caso, del procedimento per l’ipotesi di falso in bilancio che riguardava in tutto 17 persone, tra cui il compagno della ministra, Dimitri Kunz, più le tre società del gruppo editoriale (cioè Visibilia Editore, società quotata a Piazza Affari, Visibilia Editrice e Visibilia Srl in liquidazione). È il gruppo fondato dalla stessa senatrice di Fratelli d’Italia, dal quale aveva lasciato ogni incarico nel 2022, per poi cedere definitivamente le sue quote alla Vigilia di Natale 2024, poche settimane fa (tramite la vendita del 75% della controllante Athena Pubblicità agli svizzeri di Wip Finance).
In mattinata è stato dichiarato inammissibile l’allegato depositato ieri dai pm Maria Gravina e Luigi Luzi a firma del consulente della Procura, il professor Nicola Pecchiari, in cui si parlava di “macroscopici segnali di allarme” sui conti ignorati dai collegi dei sindaci della aziende.
Secondo l’accusa, che ha potuto nei fatti leggere la memoria dichiarata inammissibile in sede di repliche, l’organo di vigilanza avrebbe omesso “verifiche” e valutazioni di “ragionevolezza” sugli ottimistici piani industriali proposti e approvati dal management delle società Visibilia Editore spa, Visibilia Editrice srl e Visibilia srl in liquidazione.
- La ministra e il compagno Dimitri Kunz, sono stati accusati anche di truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid per le società del gruppo Visibilia. Nonostante le difese iniziali, la società ha poi ammesso le irregolarità e si è impegnata a restituire i fondi all’Inps a rate
Con Santanchè sono accusati di aver nascosto “al pubblico le perdite” milionarie e la “sistematica incapacità” di “produrre reddito” della società Visibilia per evitare “costose ricapitalizzazioni” e gestioni più prudenti dei conti anche il compagno Dimitri Kunz D’Asburgo e l’ex compagno Giovanni Canio Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero.
Richiesta di rinvio a giudizio da vagliare anche per i consiglieri del cda (in momenti diversi della storia finanziaria delle aziende) Davide Mantegazza, Massimo Cipriani e Federico Celoria che ha chiesto di patteggiare. Imputati infine coloro che si sono alternati come presidente e membri del collegio dei sindaci Massimo Gabelli, Mara Luisa Sartori, Gianluca Dan, Enzo Dalla Riva, Nadia Bonelli, Federico Stricagnolo e Giorgio Mangiaracina. Visibilia Editore spa, guidata dall’amministratore giudiziario nominato dal tribunale Maurizio Irrera, e un’altra delle società coinvolte hanno chiesto di patteggiare una multa e sanzione amministrativa. Nel procedimento sono costituiti come parte civile parte civile tre degli azionisti di minoranza della Editore dai cui esposti sulle “gravi irregolarità” sono partiti i procedimenti civili e le indagini penali della Procura di Milano.
Guidati dal finanziere residente alle Bahamas, Giuseppe Zeno, e rappresentati dagli avvocati Antonio Piantadosi e Nicla Castelluccio, lamentano danni per oltre 179mila euro (il solo Zeno) che sarebbe pari alle perdite causate dall’investimento in azioni della società di Santanchè. Investimento che – sostengono – non sarebbe mai avvenuto senza la rappresentazione “assolutamente falsa” dei bilanci e delle scritture contabili fra 2016 e 2022. Con una “regolare gestione” e una “corretta informazione sullo stato economico” ritengono che avrebbero saputo riconoscere la situazione “catastrofica” delle aziende e non avrebbero mai acquistato alcun “titolo sul mercato”.