“Questa è una tragedia che si è consumata negli anni ’70 e che merita il rispetto di tutti”. Così il vicepresidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli, in occasione della commemorazione istituzionale organizzata in ricordo della strage di Acca Larentia. Con Rampelli una delegazione di Fratelli d’Italia, a cui hanno fatto seguito anche una delegazione della regione Lazio con il governatore Rocca e del comune di Roma Capitale con l’assessore Giulio Bugarini.”Io sono d’accordo su chi lancia un amo sulla strada della pacificazione. Non mi pare però, se si vuole raggiungere davvero la strada della pacificazione come io mi auguro, che si possa iniziare con la rimozione a picconate di lapidi commemorative”, aggiunge quindi Rampelli, in riferimento alla polemica nata negli ultimi giorni dopo che l’amministrazione capitolina aveva fatto rimuovere una targa in memoria di Stefano Recchioni, una delle tre vittime del 7 gennaio 1978, a seguito delle polemiche sulla firma ‘I camerati’ presente sulla lapide. La targa, nelle scorse ore, è stata installata nuovamente. “La nostra presenza in una cerimonia istituzionale come Fratelli d’Italia vuole essere un invito alla pacificazione” è il commento di Federico Mollicone, che ha poi sottolineato come “per noi questa storia è superata e chiusa almeno dalla fine degli anni ’80”.”Essere qui, per noi, è lineare e coerente perché i tre ragazzi trucidati da un commando comunista – continua il presidente della commissione cultura alla Camera dei Deputati – sono stati riconosciuti dallo stato ‘vittime del terrorismo’. Si tratta di una commemorazione ufficiale, istituzionale e non solo: all’epoca era una sede del Movimento Sociale Italiano, di cui noi siamo gli eredi per avere il loro simbolo nel nostro”, ha concluso Mollicone.

Terminata la commemorazione per la strage di Acca Larenzia dove furono uccisi due giovani appartenenti al Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, e Stefano Recchioni, morto nel corso di tafferugli in un sit-in organizzato dopo l’agguato. 

“Viva la rivoluzione italiana, viva la resistenza. M…”. È quanto gridato da un uomo di passaggio alla fine delle commemorazioni di Acca Larenzia. Passando davanti alla terza targa, quella dedicata a Stefano Recchioni, targa e rimossa e poi ricomparsa nelle ultime ore, ha gridato contro chi aveva appena deposto le corone. L’uomo è stato identificato dalle forze dell’ordine. Presenti, al momento, gli esponenti di FDI, tra cui Fabio Rampelli. 

“Invece di arrestare i manifestanti per apologia di fascismo, che è anticostituzionale, fanno i controlli a chi si appella alla Costituzione. Questa è l’Italia. Ci sono le croci celtiche, si inneggia al fascismo, c’è una lapide con su scritto ‘I Camerati'”, ha detto il cittadino, abitante del quartiere, mentre gli venivano controllati i documenti. 

Dopo quella organizzata da FdI, e alla deposizione della Corona del Comune di Roma con l’assessore Giulio Bugarini, ha avuto luogo in un secondo momento la cerimonia della regione Lazio, alla presenza del Presidente Rocca. Nel piazzale dove sono apposte le targhe anche i manifesti con la croce celtica e l’appuntamento delle 18 per il “presente”.

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