I termini dell’accordo. Nella prima fase di 6 settimane è prevista la fine delle operazioni militari e il ritiro delle truppe israeliane dalle zone più densamente popolate della Striscia Gaza; gli sfollati potranno tornare nelle loro case (sempre che ne trovino ancora una) e dovrà riprendere il flusso degli aiuti umanitari e di carburante per far ripartire gli ospedali i panifici i depuratori e le comunicazioni. Contemporaneamente le Nazioni Unite allestiranno decine di migliaia di nuove tende e di rifugi, ma soprattutto Hamas dovrà liberare i primi 33 ostaggi. In cambio Israele si impegna a far uscire di prigione 1200 palestinesi, di cui 200 ergastolani. 

A questo punto scatterebbe la fase 2. Altri 42 giorni in cui Israele ed Hamas dovrebbero scambiarsi il resto dei prigionieri, gli ultimi 70 ostaggi contro circa 2000 detenuti e l’esercito israeliano si dovrebbe ritirare del tutto da Gaza

Ma qui nascono i problemi: Il Cairo e Hamas pretendono che Israele smetta di presidiare la fascia di confine con l’Egitto e l’Autorità nazionale palestinese pretende di prendere il posto di Hamas nel governo e nella gestione della Striscia di Gaza. Biden, dal canto suo, pretende una svolta prima del 20 gennaio.

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