La storia di un uomo che si risveglia: dal Pci al Bataclan, la realt di Marcor
Un critico cinematografico ve lo spiegherebbe meglio, con un ragionamento pi tecnico: qui si racconta invece di pancia, diretti, ripensando agli appunti mentali e rileggendo gli scarabocchi buttati gi sulla Moleskine nel buio di una saletta.
L’ultimo film di Walter Veltroni
— appena visto in anteprima, ma esce domani nei cinema con lo stesso titolo del libro da cui tratto, Quando
, che lui scrisse nel 2017 per Rizzoli — bello, intenso, pieno di politica e di emozioni (detto che sarebbe finalmente ora di rivendicare l’antico diritto ad emozionarci).
Subito, piccoli cenni sulla trama, che gira intorno alla domanda: cosa succede nell’esistenza di un uomo che si addormenta a 18 anni e si sveglia quando ne ha 49? Giovanni Piovasco, il protagonista, interpretato da Neri Marcor (formidabile per misura e tenerezza) stato casualmente colpito alla testa dall’asta di uno striscione durante i funerali di Enrico Berlinguer, segretario del Pci, il 13 giugno 1984, in piazza San Giovanni, a Roma: coma profondo, un lungo sonno evocato con il piano sequenza iniziale — la voce di Valerio Morucci che annuncia al telefono la morte di Aldo Moro e la pubblicit dei biscotti Urr Saiwa, un televisore a valvole, un jukebox, un biliardino, una luce laggi in fondo — che porta all’inatteso risveglio nel 2015, dentro un mondo completamente nuovo.
Ecco, appunto: il film scorre su un doppio binario narrativo, tra memoria e futuro, tra come eravamo e come ci ritrova Giovanni, che osserva con gli occhi di un militante comunista diciottenne ormai incastrato nel corpo di un adulto, al quale taglia la barba suor Giulia, una Valeria Solarino perfetta sotto il velo, nei modi e nei toni credibili della suora che lo ha vegliato fino al miracolo del ritorno.
Sensazione dominante
: lo stupore di Giovanni
davanti alla scoperta dell’inedita realt si sovrappone a quello dello spettatore. Veltroni ci costringe a guardare dietro: s, siamo tutti arrivati fin qui attraversando stagioni enormi e pazzesche, tragiche, di bellezza battente, rivoluzionarie (anche dal punto di vista tecnologico). C’ una scena in cui Giovanni, durante la convalescenza, chiede a Leo, un ragazzo problematico affetto da mutismo selettivo (interpretato da Fabrizio Ciavoni), se esiste un modo per vedere cosa si perso durante la sua assenza. Allora Leo tira fuori l’iPad, la carrellata di foto un soffio tremendo ed esaltante: da Chernobyl al Muro che cade, a piazza Tienanmen, a Mandela che diventa uomo libero, passando poi per Capaci e il G8 di Genova, le Torri Gemelle, il Bataclan. L’ultima immagine, assai attuale, quella cimiteriale d’un barcone carico di naufraghi.
Giovanni, ci trovi migliori? O peggiori? esattamente questo che vorrete chiedergli. Il film per non giudica, ha un suo tono a tratti fiabesco, ricco di riferimenti, allusioni, costruito per offrire molte letture del tempo andato via. Del resto Veltroni un regista che crede nei sentimenti e nella forza del cinema di trasmetterli. Perci si potrebbe dire che s, forse un film di sinistra, se essere di sinistra significa avere la capacit di interpretare il proprio tempo: riuscendo a trovare una relazione tra i propri valori e i cambiamenti di una societ in continua evoluzione. Infatti non un film nostalgico (la nostalgia, come sappiamo, un valore piuttosto destrorso). Certo ci sono botte di pura malinconia (quando Giovanni scopre che al piano terra del palazzo di Botteghe Oscure, storica sede del Partito comunista, c’ un supermercato). O di struggente ironia (Berlusconi prima presidente del Milan e poi del Consiglio? Era meglio se non mi svegliavo).
Poi, di colpo, affiora il rammarico per quel certo senso di comunit smarrito: le sezioni, le bandiere rosse, l’Unit. Le intenzioni — dice Giovanni — erano giuste (affermazione non scontata: miccia per possibile dibattito mediatico, chiss cosa ne pensa Elly Schlein).
Note (cercando di non spoilerare troppo): funzionano benissimo Gian Marco Tognazzi e Olivia Corsini, rispettivamente amico storico ed ex fidanzata del protagonista. Ninni Bruschetta interpreta il primario dell’ospedale. Anita Zagaria la mamma di Giovanni. Camei divertenti (nel film si ride parecchio) di Stefano Fresi, Michele Foresta (il Mago Forest) e Massimiliano Bruno. Andrea Salerno, direttore de La7, un grandioso barista coatto (sempre utile, nel nostro ambiente, saper fare anche un altro mestiere). Ci sono Pigi Battista e il professor Renato De Angelis. La vera sorpresa, per, Dharma Mangia Woods, nel ruolo della figlia di Giovanni.
Sull’ultimo appunto c’ scritto: dopo un’ora cresce forte la speranza che Giovanni trovi il coraggio di dare un bacio a suor Giulia/Solarino. Lei lo guarda in modo eloquente. Ed , francamente, bellissima. Turbamento diffuso tra alcuni invitati alla proiezione privata. Ma ammirevole compostezza, quando le luci si sono accese. Con noi, nella saletta, c’era pure Giovanni Veronesi (che, da ventuno anni, nella vita reale, il compagno di suor Giulia).
29 marzo 2023 (modifica il 29 marzo 2023 | 07:07)
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