La Grande Migrazione tra Serengeti e Masai Mara è uno degli spettacoli più imponenti della natura: immense mandrie in movimento che attraversano fiumi e savane, inseguite dai predatori, leoni, iene e coccodrilli. Ma un nuovo studio, pubblicato su PNAS Nexus, ridisegna le dimensioni di questo fenomeno dalle dimensioni epiche: non sarebbero più di 1,3 milioni, come si è creduto per decenni, bensì poco meno di 600 mila. A rivelarlo un gruppo di scienziati con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Un team internazionale guidato dall’Università di Oxford, con ricercatori di Princeton, Hong Kong e Twente, ha utilizzato due modelli di deep learning – U-Net e YOLOv8 – per analizzare immagini satellitari ad alta risoluzione raccolte tra il 2022 e il 2023 su oltre 4.000 chilometri quadrati di Serengeti e Masai Mara. Addestrati su più di 70 mila immagini annotate a mano, gli algoritmi hanno contato fra 324 e 338 mila gnu nel 2022 e fra 503 e 533 mila nel 2023. Un risultato coerente: nessuna delle due stagioni ha superato la soglia dei 600 mila esemplari.
Le stime tradizionali, nate negli anni ’70 con i sorvoli aerei, si basano su campioni di percorsi ristretti e su estrapolazioni, vulnerabili a errori quando le mandrie non sono distribuite in modo uniforme. Il satellite invece copre aree vastissime, senza disturbare la fauna. Certo, la risoluzione attuale può confondere gnu con zebre o antilopi, ma gli autori sottolineano che non si tratterebbe di un crollo improvviso: mancano carcasse diffuse che testimonierebbero una moria. Piuttosto, la differenza riflette nuove metodologie di conteggio, forse unite a un calo graduale legato alla perdita di habitat e ai mutamenti climatici.
Il dato apre domande cruciali: quali effetti per i predatori che dipendono dalle mandrie? E per il turismo, motore economico di Kenya e Tanzania? Intanto la tecnica, già sperimentata sugli elefanti, viene resa open-source e potrà applicarsi anche a zebre e rinoceronti, aprendo una nuova era del monitoraggio della fauna globale.