L’attrice protagonista di «Unfitting», il corto sul bodyshaming di Giovanna Mezzogiorno. In tv con «I Bastardi di Pizzofalcone» e al cinema tra commedie aliene e Diabolik
Nessuno ci può giudicare. Eppure, racconta Carolina Crescentini, le frasi che la protagonista di Unfitting (inadeguato), il cortometraggio diretto Giovanna Mezzogiorno, si sente dire («Abbiamo un problema: sei grassa»), le conosce bene anche lei. «Tutte noi subiamo qualcosa di simile, è ora di far sentire in imbarazzo i colpevoli. Il corto grida vendetta, anzi grida: “Ma come ti permetti?”».
È il debutto alla regia di Mezzogiorno. Lei è una specie di sua alter ego?
«La protagonista del corto, nato da un’idea di Silvia Grilli,direttrice del settimanale Grazia, è un’attrice. Giovanna ha subito veramente tanto, lo ha raccontato. Ma questa donna, presa di mira per l’aspetto fisico considerato più importante della bravura, non è solo lei. Da quando girano le notizie sul film, mi hanno scritto tantissime persone: succede anche a me. Lo stesso quando lo abbiamo presentato alla Festa di Roma. È un tema reale, ho detto subito “voglio esserci”».
E a lei è capitato?
«Eccome. Porto una 42 e te lo fanno pesare come fosse troppo. Mi spiano la pancia per cercare rotondità sospette. Ma saranno fatti miei? Per fortuna la mia difesa si chiama autoironia. Sdrammatizzo. C’è un modo di fare con le donne, con il corpo delle donne, che va messo al confino. È una questione culturale. È arrivato il momento di metterci una riga. E far sentire a disagio non chi è giudicata ma chi giudica».
L’aspetto fisico come discrimine, il bodyshaming come regola.
«Scusate, dice questa attrice: ma voi mi state affidando un ruolo per come l’ho interpretato al provino o per cosa? Il mestiere di attore va oltre la fisicità, criteri estetici peraltro irreali. Nel corto l’unico che si distingue è un giovane collega. I giovani mi sembrano più liberi di noi».
Allergica alle categorie: per questo le piace variare molto?
«Tantissimo. In Diabolik 3 mi hanno travestito così bene che mio marito Francesco (Motta, ndr) è arrivato sul set e non mi ha riconosciuto. Però fare il calco del viso con il gesso è stato terrorizzante, ho preso le gocce. Un’esperienza mistica, mi ci vorranno 15 anni di analisi a metabolizzarla. Con i Manetti è sempre una festa, ho accettato anche se era un piccolo ruolo, ma l’action è divertente: fai cose estreme. Mi piacciono i film folli, come La guerra del Tiburtino III: cronaca di un’invasione aliena. Sono un’estetista cinica, cattivissima, antagonista coatta della mia amica Paola Minaccioni».
Ha ritrovato la magistrata Laura Piras.
«Ex fidanzata di Lojacono, Gassmann. Ci eravamo lasciati ma nella nuova stagione de I bastardi di Pizzofalcone dopo la sua scomparsa lei si rimbocca le maniche. Mi piace essere parte di un gruppo».
Tipo «Boris», «Mare fuori»?
«Esatto. Sono esperienze che ti legano, al di là del lavoro. Il pubblico lo sente: c’è sta anche una petizione del pubblico per farmi tornare».
A cosa sta lavorando?
«Sono sul set di un nuovo film di cui non posso ancora parlare, e finito le riprese di Tutto chiede salvezza 2 di Francesco Bruni».
Alla Festa di Roma lei e Motta siete stati premiati.
«Per il videoclip de La musica è finita con Vinicio Marchioni, diretto da Pepsy Romanoff. Quando abbiamo girato Francesco non era lì con noi: è molto emotivo, non voleva vedere. C’è un travaso continuo tra il mio mondo e il suo, cinema e musica. Di nascosto io canto nei cori dei sui dischi. Una cosa insieme? Chissà? Prima o poi…».
Ha partecipato all’omaggio per Giuliano Montaldo, una persona che per lei ha contato tanto.
«Una persona a cui devo tantissimo, non solo come regista e guida professionale, ma come amico. Mi ascoltava sempre. Mi ha insegnato che la vita è una cosa meravigliosa, che libertà e rispetto per tutti sono la base di tutto».
3 novembre 2023 (modifica il 3 novembre 2023 | 21:25)
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