Il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto legge del governo sui Paesi sicuri, approvato dopo il blocco dei trasferimenti di migranti in Albania.

“Con questi criteri anche la Germania nazista sarebbe stata definita un ‘Paese sicuro'”. È il passaggio piu forte dell’ordinanza con cui i giudici del Tribunale di Bologna chiedono alla Corte di Giustizia europea di esprimersi sul decreto migranti, approvato dal governo il 21 ottobre. Secondo i giudici bolognesi, infatti, i criteri usati nella designazione di Paese “sicuro” contrastano con il diritto europeo.
Il rinvio è arrivato nell’ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh, che si è visto negare dalla commissione territoriale il riconoscimento della protezione.

In sostanza, il Tribunale contesta il principio per cui potrebbe definirsi “sicuro” un Paese in cui la generalità, o maggioranza, della popolazione viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge in particolare alle minoranze. Ed è proprio su questo passaggio che si innesca il confronto con la Germania di Hitler: “Si potrebbe dire, paradossalmente, che la Germania sotto il regime nazista era un Paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca, tranne che per gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari- scrivono i giudici  -e lo stesso può dirsi dell’Italia sotto il regime fascista”.

Il decreto del governo è stato approvato dopo che il 18 ottobre il Tribunale di Roma non aveva convalidato il fermo per i primi 12 migranti sbarcati in Albania, che quindi sono stati riportati in Italia.

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