Confermate 13 condanne per i saluti romani alla manifestazione per Ramelli

Nell’ondivaga giurisprudenza sui saluti romani, a cui ha cercato di porre dei paletti la Cassazione a Sezione unite lo scorso anno, è arrivata a Milano una sentenza di conferma di condanne, dopo che in un altro processo in primo grado, sempre sul caso dei cortei per Sergio Ramelli, c’era stata una raffica di assoluzioni, poco più di un anno fa.
Stamani la Corte d’Appello milanese ha confermato 13 condanne a 4 mesi per altrettanti militanti di estrema destra per manifestazione fascista per quei saluti romani, il 29 aprile 2018, al corteo che si tiene ogni anno in memoria di Ramelli, esponente del Fronte della Gioventù ucciso da Avanguardia Operaia nel ’75. Accolta, in sostanza, la richiesta della sostituta pg Olimpia Bossi, che, proprio sulla base della sentenza della Cassazione del 2024, ha spiegato che “queste manifestazioni con centinaia di persone, schierate come formazioni paramilitari, non sono meramente commemorative, ma rappresentano un pericolo per l’ordinamento costituzionale”.
In particolare, la quarta penale d’appello (presidente del collegio Vincenzo Tutinelli) ha assolto gli imputati dall’incitamento “alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali”, reato previsto dalla legge Mancino, ma ha confermato le condanne del luglio 2023 per manifestazione fascista, contestazione prevista dalla legge Scelba.
“Accertata la matrice fascista del saluto romano, queste manifestazioni – aveva spiegato la pg Bossi – con centinaia e centinaia di persone, schierate come formazioni paramilitari, non sono meramente commemorative, ma rappresentano un pericolo per l’ordinamento costituzionale e continuano a tenersi e trovano terreno sempre più fertile”. Non è vero, aveva chiarito, “che la Cassazione con la recente sentenza abbia escluso la natura di reato del gesto, a differenza di alcune ricostruzioni mediatiche, ma ha spiegato che bisogna capire se quel gesto, per le modalità della manifestazione, sia tale da costituire un pericolo attraverso la propaganda di idee fasciste e queste manifestazioni, con strutture quasi militari, lo sono”.
Il bene “protetto – ha proseguito Olimpia Bossi nel suo intervento – è l’ordinamento costituzionale, che vieta la ricostituzione del partito fascista”. Nel processo era parte civile l’Anpi, con l’avvocato Federico Sinicato che dovrà essere risarcita. Il legale ha spiegato che “la norma” delle legge Scelba, quella ora viene attuata, “vuole evitare queste manifestazioni in luogo pubblico, che hanno la capacità di suggestionare terze persone”. I difensori degli imputati, tra cui gli avvocati Procaccini, Giancaspro e Radaelli, avevano spiegato che “è dal ’76 che si tiene questa manifestazione per Ramelli e ci sono state più sentenze assolutorie negli anni: è sempre stata riconosciuta come commemorativa”.
Intanto, la Procura ha fatto ricorso contro 23 assoluzioni, del novembre 2024, per il corteo per Ramelli del 2019.
Assoluzioni decise dal Tribunale sempre dopo la sentenza della Cassazione a Sezioni unite. Quei saluti romani, scrissero i giudici, hanno avuto “solo una specifica valenza di omaggio e di ricordo del giovane trucidato per le sue idee politiche”. Il processo d’appello proseguirà a marzo e la Procura generale, diretta da Francesca Nanni, ha già chiesto di ribaltare il verdetto con 23 condanne.

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