L’appuntamento è fissato per oggi alle 13, quando il Parlamento torna a riunirsi in seduta comune per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale.

La partita va avanti da mesi e, alla vigilia dell’ennesima convocazione, la tredicesima, maggioranza e opposizione cercano la quadra per sbloccare l’impasse. Ma se lo stallo non dovesse risolversi nelle prossime sarà inevitabile il ricorso a un nuovo scrutinio.

La premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa della scorsa settimana aveva affrontato il dossier spiegando che, ora che i giudici da rinnovare sono quattro (e tutti con lo stesso quorum dei tre quinti, ovvero 363 voti), “questo renderà più facile trovare una soluzione anche con le opposizioni”. 

Due nomi messi sul tavolo dalla maggioranza (FdI e FI), uno dall’opposizione (Pd), e uno condiviso dai due schieramenti che abbia però un profilo tecnico.

Il primo nome, in quota centrodestra, sarebbe quello di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, costituzionalista, ma soprattutto consulente nella redazione della riforma sul premierato. E viene dato per blindato anche quello proposto dalle opposizioni, il costituzionalista Massimo Luciani. Resta però un certo margine di incertezza perché all’interno di Forza Italia, a cui spetta indicare il secondo nome in quota maggioranza, ci sono spinte contrastanti, per il senatore PierAntonio Zanettin e per il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto; nel caso in cui invece si dovesse virare su un candidato non di partito, ecco le opzioni del professor Andrea Di Porto (docente alla Sapienza), di Gabriella Palmieri Sandulli (avvocato generale dello Stato) e di Valeria Mastroiacovo (docente di diritto tributario all’università di Foggia e segretario centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani).

Dubbi che si ripercuotono sull’individuazione del quarto candidato, il cosiddetto tecnico, figura super partes condivisa. Alla vigilia del nuovo scrutino, i leader del centrodestra si sono riuniti a palazzo Chigi per fare un punto sui lavori dopo la pausa natalizia (tra i temi anche il ddl sicurezza) e, spiegano fonti di governo, anche “per cercare di arrivare a una soluzione” riguardo alla Consulta.

 “Noi siamo pronti – ha quindi sottolineato Antonio Tajani parlando a margine di un incontro al Quirinale andato in scena dopo il vertice a Chigi -, io sono pronto a votare anche domani, dobbiamo vedere con le opposizioni per trovare un nome di alto profilo. Vediamo, comunque la situazione si sblocca”. 

Il palazzo della Consulta, Roma (Ansa)

Sul fronte opposto, alle 11.30 si terrà l‘assemblea dei gruppi del Pd con la segretaria Elly Schlein. La riunione, viene riferito, servirà a fare il punto in vista della votazione, con i dem che avrebbero trovato la quadra sulla candidatura di Massimo Luciani, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza. 

Secondo quanto filtra tra le possibilità che potrebbero verificarsi c’è anche quella che – in mancanza di un accordo complessivo sui quattro nomi – si proceda intanto con i candidati indicati da FdI e Pd. Marini e Luciani sarebbero perciò votati ed eletti in tempo per poter partecipare ai lavori della Consulta di lunedì prossimo quando si terrà la camera di consiglio in cui verrà giudicata l’ammissibilità dei referendum abrogativi su autonomia differenziata, cittadinanza e Jobs act. 

Se invece dovesse arrivare l’ennesima fumata nera, non è esclusa una riconvocazione del Parlamento a stretto giro, magari già giovedì, lasciando così altre 48 ore di tempo per giungere a un’intesa complessiva in grado di reggere alla prova del voto.

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