Le inchieste sul voto di scambio che hanno coinvolto esponenti del centrosinistra al comune di Bari e in Regione non hanno ancora consentito di trovare candidati unitari tra i partiti del centrosinistra e il M5S: forse non lo consentiranno neppure in futuro. Dalla maggioranza in Regione i pentastellati sono usciti chiedendo un “patto per la legalità” contro “malaffare e infiltrazioni”. 

Per il ruolo di futuro sindaco si vota a giugno: restano in campo l’avvocato penalista Michele Laforgia, supportato anche da Sinistra italiana, e Vito Leccese, vicino ad Antonio Decaro e sostenuto dal Pd. Per tentare di superare l’impasse l’ex governatore pugliese Nichi Vendola (Si) ha proposto un terzo nome: il 78enne Nicola Colaianni, ex professore universitario, magistrato e parlamentare, che sarebbe “orientato ad accettare”.

Sull’ipotesi Colaianni, Conte però frena: “Rigenerazione in questo caso suona provocatorio, considerata la sua età. Lasciamo che i rappresentanti delle forze politiche locali si confrontino”. E poi: “Non abbiamo ragioni per accantonare la candidatura di Michele Laforgia ma vedremo quello che succederà”. Sul nome di Colaianni non si sbilancia neppure Leccese, che dovrebbe comunicare la sua decisione oggi al termine della consultazione tra i partiti della coalizione di centrosinistra, né Laforgia che però precisa: se non si arriva a una soluzione politica condivisa “io e quelli che mi sostengono restiamo in campo”.

Laforgia e Leccese avrebbero dovuto sfidarsi alle primarie lo scorso 7 aprile ma nei giorni precedenti ci sono stati 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019, tra cui l’ex consigliera comunale di maggioranza Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri; e l’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’assessora regionale di Trasporti, Anita Maurodinoia (ex Pd), indagata per corruzione elettorale con suo marito che è stato arrestato. Di qui la decisione del M5s di sfilarsi dalla competizione, per il rischio che la consultazione potesse essere inquinata. Nei giorni scorsi, poi, si è aggiunta una ulteriore indagine che ha fatto finire ai domiciliari per corruzione un ex assessore della giunta Emiliano, Alfonso Pisicchio, arrestato con il fratello Enzo.

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