L’attrice riporta il vita nel film di Gianfilippo Pedote e Gigliano Carli il Peter Pan morto in guerra nel 1918 e sepolto sul Grappa: «Quando voglio fare il maschio mi chiamo Olmo»
A vestirsi da ragazzo ha cominciato da subito. «Avevo tre anni quando annunciai ai miei che non volevo più mettere le gonne. Non c’è stato verso di farmi cambiare idea, nel mio armadio ci sono solo calzoni» racconta Ondina Quadri, giovane attrice talentuosa usa a indossare sul grande schermo ogni declinazione del sesso. Ermafrodita in «Amori e metamorfosi», intersex in «Arianna» con cui ha vinto il Globo d’oro, trans nel molto premiato «Piccolo Corpo», di panni diversi Ondina ne ha cambiati tanti. «Ma una divisa militare, no, non mi era mai capitata. Mi ha fatto effetto, come penso l’abbia fatto a Peter, il mio personaggio, spedito come tanti altri giovanissimi sul fronte di una guerra di cui nulla sapevano».
«Soldato Peter»
, di cui Ondina veste i panni nel bellissimo film di Gianfilippo Pedote e Gigliano Carli, mai poteva immaginare che, cento e più anni dopo, a riportarlo in vita sarebbe stata una ragazza. Come non poteva sapere che, una mattina di settembre 1918, 21 anni appena compiuti, sarebbe caduto su una trincea del monte Grappa, dove riposa nel sacrario militare con altri 23 mila giovani morti di guerra. Molti senza neanche un nome. Mentre il suo, inciso nel loculo 107, attira sguardi e fiori. Perché il soldato Peter di cognome faceva Pan.
«Si chiamava proprio così — prosegue Ondina, figlia d’arte, il padre Jacopo montatore cinematografico, il nonno Franco critico teatrale —. Ma lui, nato tra i pastori della Transilvania, dell’altro Peter Pan di Barrie, quasi suo coetaneo, non sapeva niente. Eppure con il ragazzo che volava aveva in comune il sogno di non diventare adulto, di raggiungere quell’Isola che non c’è dove nessuno ha mai fatto la guerra». Anche lei di quella terribile Prima Guerra Mondiale, ne sapeva poco. «Ho cercato di coglierla attraverso le lettere dei ragazzini al fronte, ho girato a lungo in quei boschi dove Peter, in fuga dall’esercito austroungarico, cercava una via di salvezza».
In quel paesaggio solitario, palpitante di piante e animali, che evoca le atmosfere sospese di Olmi e Piavoli, il soldatino Peter insegue la sua speranza di sopravvivere, incontra uno scalcinato drappello di reduci capitanati da un Don Chisciotte e un Sancho, Peppe Servillo e Sergio Bustric, viene tallonato da una vecchia di regale bellezza, Benedetta Barzini, che trascina una carretta piena di croci. «Mi sono chiesta anch’io perché mi abbiano scelta, il regista mi ha spiegato che non contava il mio sesso ma la mia selvatichezza. Non ho dovuto nemmeno truccarmi o atteggiarmi, sono così nella vita. Mi piace giocare con l’identità sessuale, quando voglio fare il maschio mi chiamo Olmo. Entro nei caffè, il barista si rivolge a me come a un uomo, poi una mia amica mi parla come a una donna… E io mi diverto della confusione. Tra maschile e femminile a me piace stare nel mezzo. Non sono trans, mi piace essere anche donna. Anzi, vorrei tanto che mi offrissero un ruolo femminile. Nel mio armadio c’è anche un paio di scarpe tacco 12».
La sua bellezza androgina, illuminata da magnetici occhi blu, si presta a ogni ambiguità. «Il teatro per me è stato una palestra di libertà. Al funerale di mio nonno Franco, al Piccolo Teatro, ho incontrato delle persone capaci di accendere la mia curiosità su quel mondo». Un percorso che porta avanti in parallelo con il cinema. «Adesso sono in tour con uno spettacolo di Silvia Calderoni, “The present is not enough”, ma sto pensando a un nuovo film. Mi piacerebbe lavorare con Alice Rohrwacher o Emma Dante». Suona anche in una band e compone canzoni. «L’ultima s’intitola “Portami al mare“. Dopotutto mi chiamo Ondina».
10 novembre 2023 (modifica il 10 novembre 2023 | 20:43)
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