Covid, tamponi in ospedale solo per i sintomatici. Variante Eris prevalente in Italia, ecco i sintomi

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La crescita di nuovi casi Covid in Italia si
mantiene bassa anche se in aumento da tre settimane.
Pure l’impatto sugli ospedali rimane limitato, in
leggero aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.
Quante sono le nuove infezioni? In sette giorni
sono 21.309 i nuovi casi, in aumento rispetto agli 14.866
della scorsa settimana (+44%), secondo quanto emerge dal bollettino
settimanale del Ministero della Salute e dell’ISS. La
variante Eris
è prevalente: è stata sequenziata per il 42%
delle volte rispetto al totale dei sequenziamenti.

Sale anche l’incidenza a 31 casi per 100 mila abitanti
rispetto ai 24 della scorsa settimana. Si registra una lieve
crescita dei ricoveri in Area medica al 3%
rispetto al 2,7% della scorsa settimana con un totale di 1.872
posti letto occupati. Cresce lievemente anche
l’occupazione delle terapie intensive (0,6%
rispetto allo 0,4% della precedente rilevazione) dove sono
ricoverate 49 persone.

La situazione, dunque, non è
allarmante.
 E non ci sono prove
che l’infezione con una delle varianti che circolano ora
sia associata a una malattia più grave.
Abbiamo intervistato Massimo
Andreoni
, professore di malattie infettive
all’Università Tor Vergata di Roma che fa il punto
sulla situazione attuale e sulle eventuali precauzioni da
prendere. 


Covid, contagi in aumento. Andreoni: «Per proteggerci
mascherina, antivirali e
isolamento»

I dati dei nuovi contagi, è importante
ricordarlo, sono quelli che emergono grazie ai test diagnostici.
Solo chi esegue un tampone e scopre di essere positivo finisce nel
monitoraggio. Bisogna considerare dunque una parte di
popolazione asintomatica, o che sospetta di essersi
infettata, ma non esegue il test.

Perché, allora, è giusto monitorare ancora i
contagi Covid? Vediamo.

​Grafico: fonte ISS

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