Lo scontro tra magistratura e governo sembra senza fine. 

Il Consiglio dei Ministri vara il decreto in tema di migranti che stabilisce come legge la lista italiana dei Paesi ritenuti ‘sicuri’, l’Associazione nazionale dei magistrati risponde: “I giudici non possono assumere decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il governo di turno”. Un giudizio durissimo. 

E il segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, cancella ogni speranza di ricomposizione: “Questo decreto non fa che esasperare il conflitto e di questo noi siamo molto preoccupati, perché se c’è una cosa che noi non vorremo è il conflitto”. Pesano le parole del guardasigilli Carlo Nordio, che in conferenza stampa a Palazzo Chigi era entrato nel merito della sentenza della Corte di giustizia europea, applicata venerdì scorso dai giudici nelle ordinanze che annullano i trattenimenti nei centri italiani in Albania: “è molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta”, aveva detto il ministro ai giornalisti. 

Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Giuseppe Santalucia (ANSA)

Ma la sentenza, come tutte quelle della Corte, ribadisce un portavoce dell’Ue, è “immediatamente vincolante per gli stati membri”. 

In sostanza, un giudice nazionale, quando interviene su un caso di una persona proveniente da un Paese designato come “sicuro”, deve stabilire se possano esserci “violazioni alle condizioni sostanziali” della designazione stessa, qualora la domanda di asilo venga rigettata. Un principio che vale in linea generale. La frase del ministro ha irritato non poco il sindacato delle toghe, che denuncia atti di “dileggio”, chiedendo “con forza che la giurisdizione sia rispettata come esercizio di una funzione del tutto autonoma ed indipendente”. 

Carlo Nordio

Carlo Nordio (Rainews)

A mobilitarsi sono ora anche i membri togati, ovvero i magistrati che siedono nel Consiglio superiore della magistratura, (l’organo di autogoverno della magistratura ordinaria) con la sola esclusione di Magistratura indipendente, corrente di centrodestra. A loro si aggiungono tre componenti “laici”, cioè non magistrati: Carbone, Papa e  Romboli

Area, Magistratura democratica e Unicost e gli indipendenti Fontana e Mirenda hanno depositato la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma dopo il ‘caso Albania’. “Le critiche alle decisioni giudiziarie non possono travalicare il doveroso rispetto per la magistratura”, si legge nel documento, dove si citano “le dichiarazioni di queste ore da parte di importanti rappresentanti delle istituzioni” che “alimentano un ingiustificato discredito nei confronti della magistratura”. Le firme in calce alla petizione sono 16, la maggioranza del Consiglio. 

Sede del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), Roma (Ansa)

Magistratura indipendente – pur manifestando solidarietà ai colleghi – fornisce le motivazioni di questa spaccatura: “Nella richiesta manca la necessaria presa d’atto della inopportunità delle dichiarazioni pubbliche in precedenza rilasciate da un componente della sezione immigrazione, firmatario dei provvedimenti, con le quali era già stata più volte manifestata una precisa e netta posizione di contrarietà alla normativa da applicare”, spiegano riferendosi alle dichiarazioni rilasciate in passato dall’esponente di Magistratura democratica, Silvia Albano, che aveva criticato il piano del governo sui centri di permanenza per il rimpatrio in Albania. 

Il governo però va avanti e il ministero dell’Interno ha dato mandato all’avvocatura di Stato per presentare il ricorso in Cassazione contro la mancata convalida del trattenimento dei dodici migranti. Non solo. Nel testo finale del decreto potrebbe rientrare anche una norma per inserire il ricorso in Corte d’Appello contro le ordinanze del tribunale sul trattenimento dei migranti nei centri, che al momento possono essere impugnate solo in Cassazione. 

“Il Tempo” pubblica l’email del magistrato Patarnello su Meloni, 20 ottobre 2024 (Il Tempo)

A dar manforte all’esecutivo arriva anche la mobilitazione dei consiglieri laici di centrodestra del Csm, che chiedono al comitato di presidenza del Consiglio l’apertura urgente di una pratica nei confronti del sostituto procuratore della cassazione Marco Patarnello, il magistrato che il 19 ottobre scorso inviò la mail di critiche della Meloni nella piattaforma dell’Anm diventata un caso politico. La richiesta dell’apertura urgente di una pratica è avanzata “anche al fine di tutelare l’autonomia, l’indipendenza e il prestigio dell’ordine giudiziario e della maggioranza dei suoi componenti, che appaiono anche essi lesi dalle gravissime e inopportune affermazioni innanzi richiamate”. I consiglieri chiedono anche di valutare la sussistenza dei presupposti per richiedere l’attivazione dell’azione disciplinare e l’eventuale trasmissione della pratica alla prima commissione per l’applicazione del trasferimento di ufficio del magistrato.  

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