Un commando di uomini armati entra nella più grande sala concerti di Mosca e apre il fuoco. A terra restano 150 vittime. È il 22 marzo 2024, l’attacco più feroce in tempi recenti dell’Isis, o meglio di una sua costola, l’Isis-Khorasan, dal nome della regione storica che abbraccia parti di Pakistan, Iran, Afghanistan e Turkmenistan. Sconfitto militarmente dagli Stati Uniti, e dai loro alleati sul campo, tra Siria e Iraq, l’autoproclamato Stato Islamico, l’Isis, ha cambiato forma e strategia.

Continua a colpire e a uccidere ma lo fa attraverso gruppi e individui a esso ispirati, radicalizzati sul web. Molti degli attentati che hanno sconvolto il mondo negli ultimi anni sono per mano dei cosiddetti lupi solitari: professionisti, padri di famiglia, studenti, rimasti fino a quel momento nascosti all’ombra di una tastiera. Menti spesso fragili. È il caso del ventiseienne siriano che lo scorso agosto a Solingen, in Germania, si è avventato con un coltello sulla folla durante un festival: 3 morti. O del quindicenne che a marzo ha gravemente ferito un ebreo ortodosso a Zurigo: “Ho risposto alla chiamata dello Stato Islamico”, le sue parole in un video, espressione per alcuni canali social vicini all’Isis di una nuova generazione del califfato.

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