C’è molta attesa, data la singolarità dell’evento, per l’inedita seconda visita di Stato nel Regno Unito del presidente americano Donald Trump, in partenza in serata per Londra con la First Lady Melania, sulla scia dell’invito formale ricevuto alla Casa Bianca dal primo ministro Keir Starmer a nome di re Carlo III. Un onore, quello di un viaggio di Stato bis, mai concesso a nessun leader internazionale nella storia moderna britannica, ad “appena” sei anni di distanza dalla precedente del 2019, quando, durante la sua prima permanenza a Pennsylvania Avenue, The Donald venne accolto dall’allora 93enne regina Elisabetta II (e che stavolta il tycoon omaggerà, deponendo una corona di fiori sulla sua tomba).

La Regina Elisabetta II brinda con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante un banchetto di Stato – 2019 (AFP)

Il fascino di Trump per la Corona britannica

È nota l’ammirazione del tycoon per la Corona britannica – e per la regalità in generale –, non avendo mai fatto mistero del fascino che i Windsor, le teste coronate, le dinastie, suscitano in lui. Il programma, infatti, prevede appuntamenti cerimoniali di corte in pompa magna. Sul lato diplomatico, un summit col premier all’insegna di quella “relazione speciale”, capace finora di passare sopra tutte le differenze politiche, fra il presidente-magnate e il premier laburista, in crisi di consensi in patria (motivo per cui si allunga l’ombra di qualche protesta di piazza).

Oltre 10 miliardi di dollari di intese

A livello di contenuti e di firme da apporre, vi saranno da suggellare accordi economici, tecnologici, energetici e di deregulation nella cooperazione nucleare, con progetti d’investimenti stimati da Washington in oltre 10 miliardi di dollari (tra cui, una commessa per Rolls-Royce per la costruzione di mini-reattori nucleari negli Stati Uniti). La base di partenza è avvantaggiata dall’aver chiuso, prima di altri, la partita sui dazi, con un’intesa sul tetto del 10% (anzi, l’obiettivo di Starmer è ottenere l’annullamento delle tariffe maggiorate sul whisky al 10% e la rimozione di quelle sull’acciaio).

In cambio, verranno annunciati accordi miliardari coi colossi informatici Nvidia e Open AI (il ceo del primo, Jen-Hsun Huang, sarà al seguito di Trump) per realizzare in Inghilterra, a Blyth, un’enorme infrastruttura di archivio dati per l’intelligenza artificiale. Londra, in più, concederà i contratti per un sistema di difesa nazionale a due aziende americane, Palantir e Anduril, legate al miliardario Peter Thiel.

Ciononostante, il viaggio Oltreoceano non è privo di elementi d’incertezza e di questioni potenzialmente spinose. La Casa Bianca lo preannuncia comunque come “storico”. Da parte sua, l’inquilino di Downing Street – che, ad appena un anno dalla storica vittoria sui Conservatori, non brilla per leadership e azione di governo, anzi si è letteralmente appannato – spera di dare di sé un’immagine ufficiale di esaltazione dell’armonia di fondo fra i due alleati storicamente più stretti dell’intero fronte occidentale.

Politica estera

Sul fronte della politica estera, si dovrà cercare un allineamento – almeno a parole – sulla strategia da seguire nei confronti della Russia di Vladimir Putin per mettere fine alla guerra in Ucraina, fra le spinte britanniche (e dei Volenterosi europei) verso un’ulteriore escalation delle sanzioni anti-Mosca e i proclami più evasivi di Trump.

L’episodio del recente sconfinamento di droni russi sui cieli di Polonia e Romania è stato letto con apprensione in Europa ma ha suscitato reazioni più tiepide a Washington, che ha liquidato la faccenda come “un errore”. Per questo, il governo britannico punta tutto su questi giorni di colloqui e strette di mano, per sottolineare a Trump e alla leadership statunitense come l’allarme che arriva dal fianco est della Nato sia molto più grande, e grave, di quanto sembri alla Casa Bianca. Sulla spinta di questo caveat, infatti, Starmer cercherà di ottenere da Trump più garanzie di sicurezza e militari dalla colonna portante su cui si regge l’intera Alleanza atlantica.

Con un approccio simile, ma puntando a obiettivi diversi, si punterà a un allineamento sull’atteggiamento da tenere verso il riottoso alleato israeliano, dinanzi alla devastazione nella Striscia di Gaza e all’ultimo attacco che non ha risparmiato nemmeno il fido Qatar.

L’ombra lunga del caso Epstein

Altra patina oscura stesa sull’immagina sfavillante di una visita grandiosa, il “contrattempo” del recentissimo siluramento-shock dell’ambasciatore britannico di nomina politica a Washington, lord Peter Mandelson, ex eminenza grigia del New Labour di Blair e tessitore principe in questi mesi delle relazioni bilaterali, che Starmer è stato costretto a scaricare (dopo averlo confermato l’anno scorso, nonostante gli avvertimenti dei servizi) per lo scandalo delle frequentazioni passate col defunto faccendiere pedofilo americano Jeffrey Epstein (vicenda che insegue, e imbarazza, pure Trump).

La cacciata di Mandelson, tra l’altro, è avvenuta a breve distanza da quella della vicepremier Angela Rayner per non aver pagato 40mila sterline di tasse: due colpi fatali per il traballante primo ministro, di cui adesso anche molti parlamentari laburisti dicono sottovoce che “non è adatto” a fare il premier. Per tutti questi motivi, quindi, c’è l’idea di allestire una conferenza stampa in forma ridotta, per ridurre al minimo il rischio di domande imbarazzanti.

Il programma della visita

Stando al programma, l’Air Force One atterrerà in serata. Della delegazione americana faranno parte il segretario di Stato, Marco Rubio, e quello al Tesoro, Scott Bessent. A ricevere il presidente e il suo corteo vi saranno il visconte Henry Hood, Lord in Waiting di corte, a nome del sovrano, e l’ambasciatore americano, Warren Stephens, che ospiterà i Trump nella sua residenza.

La visita entrerà nel vivo mercoledì 17 per ciò che riguarda il lato cerimoniale, con l’accoglienza solenne offerta da re Carlo III e dalla regina Camilla al Castello di Windsor, dove la coppia presidenziale giungerà scortata dal principe William, erede al trono, e dalla principessa Kate, fra parate militari, bande in marcia e passaggi della pattuglia acrobatica della Raf. In serata, banchetto di Stato con le più alte cariche del Paese.

Il culmine giovedì 18, col vertice vero e proprio tra le due amministrazioni: da una parte Trump e i suoi segretari, dall’altra il governo di Downing Street, con Starmer e i ministri nella residenza di campagna dei premier britannici di Chequers, fuori Londra (scelta poiché più blindata e al riparo dagli echi delle proteste promosse nel cuore della capitale sotto lo slogan “Trump Not Welcome” dagli attivisti del collettivo Stop Trump Coalition. Il summit chiuderà di fatto la visita la sera del 18, con ritorno negli Usa fissato il giorno seguente.

Musk al raduno dell’ultradestra a Londra, strascico di polemiche

La visita del presidente americano si situa quando è ancora fresco il ricordo della polemica che ha contrapposto il premier di Londra a un altro statunitense (acquisito), ex alleato del tycoon e ora caduto “in disgrazia”: Elon Musk, miliardario col vizio del protagonismo e del condizionamento del dibattito pubblico, protagonista della grande manifestazione dell’ultradestra extraparlamentare di sabato scorso.

Ieri Downing Street ha denunciato i toni violenti con cui Musk ha arringato in un comizio-video le circa 150mila persone che hanno partecipato alla manifestazione promossa da Tommy Robinson contro l’immigrazione e contro presunte minacce della libertà di parola. Parole evocate sullo sfondo dell’uccisione negli Usa di Charlie Kirk. Un portavoce del premier ha definito “provocatorio il linguaggio” usato dal patron di SpaceX: in quell’occasione, Musk aveva bollato “la sinistra” globale alla stregua di una forza “omicida” in relazione al caso Kirk. Ed era tornato a invocare elezioni anticipate nel Regno Unito e la caduta del governo laburista.

L’intervento di Musk era stato già condannato dal leader dell’opposizione liberaldemocratica, Ed Davey, il quale aveva sollecitato in una lettera gli altri leader politici del Paese a unirsi per far fronte comune contro “le interferenze” politiche del miliardario nella democrazia dell’isola. Davey si era rivolto, oltre che al premier, anche al trumpiano Nigel Farage, anche lui ex amico di Musk, preso di mira ripetutamente nei mesi scorsi.

Il boom di richieste di cittadinanza britannica da parte di cittadini Usa

Un numero crescente di statunitensi ha chiesto la cittadinanza britannica dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, con un incremento del 50% tra aprile e giugno rispetto  all’anno precedente, secondo i dati dell’Home Office. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha attribuito il fenomeno ai “valori liberali” della capitale, spiegando che molti americani vedono nella capitale del Regno Unito un luogo che celebra la diversità come forza e non come minaccia, offre un ecosistema culturale unico e sostiene i diritti delle minoranze. “Le persone di spicco negli Usa e nel Regno Unito parlano deliberatamente male del nostro Paese, e in particolare della nostra capitale. Eppure le ultime evidenze sono chiare: un numero record di cittadini statunitensi sta ora richiedendo la cittadinanza qui nel Regno Unito” ha dichiarato il primo cittadino. “Per molti americani con cui parlo, è per via dei nostri valori. Oltre a essere il centro finanziario, legale e governativo del Regno Unito, Londra offre un ecosistema senza pari al mondo, dalle nostre università eccellenti alla cultura e alle industrie creative”.

Le parole del sindaco Khan risuoneranno con più forza nei giorni della visita del presidente americano, alla luce degli scontri pubblici avuti con Trump, che ha criticato il sindaco, definendolo “una persona cattiva che ha fatto un pessimo lavoro” (a dispetto del terzo mandato consecutivo, ottenuto da Khan lo scorso anno). Il premier Starmer ha sempre difeso il sindaco come “un mio amico”.

Condividere.
Exit mobile version