Tuffandosi nel cuore dell’innovazione tecnologica, le recenti discussioni tra Apple e Perplexity AI hanno scatenato un’ondata di speculazioni e analisi nel settore. Questo potenziale connubio tra il gigante di Cupertino e la startup emergente nel campo della ricerca basata sull’intelligenza artificiale potrebbe ridefinire il futuro della ricerca online e l’interazione degli utenti con i propri dispositivi. Ne parliamo con il giornalista dell’Ansa Antonino Caffo.

Quali sono le motivazioni principali che spingono Apple a valutare l’acquisizione di Perplexity AI, e quali obiettivi strategici vorrebbe raggiungere nel campo dell’intelligenza artificiale generativa?

Le principali motivazioni che spingono Apple a valutare una collaborazione o un’acquisizione di Perplexity AI sono radicate nella necessità di accelerare la propria corsa nell’arena dell’intelligenza artificiale generativa. Per anni, Apple ha mantenuto un approccio più cauto e incentrato sulla privacy, integrando l’IA in modo incrementale nei suoi prodotti attraverso Siri e funzionalità di machine learning on-device. Tuttavia, l’esplosione di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come GPT di OpenAI e Gemini di Google ha evidenziato un ritardo strategico. Apple ora cerca di colmare questo divario e di integrare capacità di IA più sofisticate e conversazionali nel cuore del suo ecosistema. L’obiettivo strategico primario è quello di trasformare Siri da un assistente vocale funzionale a un vero e proprio “motore di risposte” intelligente, capace di comprendere contesti complessi e fornire risposte dirette, accurate e contestualizzate, attingendo da informazioni in tempo reale. L’acquisizione di Perplexity AI permetterebbe ad Apple di bypassare anni di sviluppo interno, integrando una tecnologia già matura e focalizzata proprio su questo tipo di ricerca conversazionale. Questo si allineerebbe perfettamente con la visione di Apple di un’informatica sempre più personale e proattiva, dove il dispositivo anticipa le esigenze dell’utente e fornisce informazioni senza la necessità di una ricerca tradizionale basata su link.

In che modo Perplexity AI potrebbe aiutare Apple a colmare il ritardo rispetto ai concorrenti come OpenAI, Meta e Microsoft nell’ambito dell’AI e della ricerca potenziata?

Perplexity AI rappresenta una scorciatoia strategica per Apple per recuperare terreno rispetto a concorrenti come OpenAI, Google e Microsoft. Mentre Google sta integrando profondamente la sua IA generativa nel suo motore di ricerca e Microsoft ha fatto un investimento massiccio in OpenAI, integrandola in Bing e nel suo sistema operativo Windows, Apple è rimasta indietro nella corsa alla ricerca potenziata dall’IA. Il modello di Perplexity AI, che funziona come un “motore di risposte” fornendo sintesi concise e citando le fonti, si differenzia nettamente dall’approccio tradizionale dei motori di ricerca basati su un elenco di link. Questa tecnologia potrebbe essere integrata direttamente in iOS, iPadOS e macOS, potenziando Siri e la funzione di ricerca Spotlight. Invece di reindirizzare gli utenti a una pagina di risultati di Google, il sistema operativo stesso potrebbe fornire la risposta, migliorando drasticamente l’esperienza utente e mantenendo gli utenti all’interno dell’ecosistema Apple. Questo non solo metterebbe Apple al passo con la concorrenza, ma le permetterebbe di offrire un’esperienza utente potenzialmente superiore, più fluida e integrata, che è da sempre il suo marchio di fabbrica.

Si parla di una valutazione di circa 14 miliardi di dollari per Perplexity AI: come si giustifica questo valore e quali sono i punti di forza tecnologici che lo sostengono?

Una valutazione che può sembrare sorprendente ma giustificata attraverso diversi fattori chiave. Il primo è il valore intrinseco della tecnologia. Perplexity ha sviluppato modelli linguistici proprietari e un’infrastruttura di ricerca capace di analizzare e sintetizzare informazioni dal web in tempo reale con notevole precisione e fornendo le fonti, un elemento cruciale per la credibilità. Questo approccio ibrido, che combina la ricerca web tradizionale con la potenza dei modelli linguistici, è considerato da molti il futuro della ricerca online.

Inoltre, il valore è sostenuto dal potenziale strategico che rappresenta per un acquirente come Apple. Il costo dell’acquisizione, sebbene elevato, deve essere confrontato con il costo e il tempo necessari per sviluppare internamente una tecnologia simile, oltre al rischio di non riuscire a raggiungere lo stesso livello di sofisticazione. Infine, la valutazione riflette l’attuale “febbre dell’oro” nel campo dell’IA generativa, dove il talento e la tecnologia all’avanguardia vengono premiati con valutazioni astronomiche a causa del loro potenziale di sconvolgere interi settori.

Una collaborazione o acquisizione da parte di Apple potrebbe essere una risposta a un possibile stop dell’accordo miliardario con Google. Come vede il futuro della ricerca su dispositivi Apple in caso di cambiamento del motore di ricerca predefinito?

Da anni, Google paga cifre esorbitanti ad Apple per essere il motore di ricerca predefinito su Safari. Questo accordo è sempre più sotto la lente delle autorità antitrust, che lo vedono come una potenziale pratica anticoncorrenziale. Se questo accordo dovesse terminare, Apple si troverebbe di fronte a una scelta: sviluppare un proprio motore di ricerca o trovare un nuovo partner. L’integrazione di Perplexity AI offrirebbe una terza, e forse più elegante, via d’uscita. Invece di sostituire Google con un altro motore di ricerca tradizionale, Apple potrebbe rivoluzionare l’esperienza di ricerca stessa, rendendo il concetto di “motore di ricerca predefinito” obsoleto. La ricerca diventerebbe una funzione nativa del sistema operativo, un dialogo intelligente con il dispositivo. Questo non solo risolverebbe il problema della dipendenza da Google, ma rappresenterebbe anche un salto qualitativo nell’interfaccia utente, in linea con la filosofia di innovazione di Apple.

Quali sono state le principali richieste o aspettative di Apple durante i primi incontri con Perplexity, e quali sinergie potrebbero nascere tra i due gruppi?

Durante i primi incontri, le richieste di Apple si sarebbero concentrate sulla profonda integrazione della tecnologia di Perplexity all’interno del suo ecosistema hardware e software, con un’enfasi particolare sulla privacy e sull’elaborazione dei dati “on-device”. Apple è nota per il suo approccio rigoroso alla protezione dei dati degli utenti, e qualsiasi collaborazione richiederebbe che la tecnologia di Perplexity si allinei a questi standard, possibilmente eseguendo gran parte delle elaborazioni direttamente sull’iPhone o sul Mac, piuttosto che nel cloud. Le sinergie tra i due gruppi sono evidenti. Apple porterebbe una base di utenti di oltre due miliardi di dispositivi attivi e una capacità di distribuzione senza pari. Perplexity, d’altra parte, fornirebbe la tecnologia di IA avanzata e l’agilità di una startup focalizzata su un unico obiettivo. La combinazione potrebbe portare alla creazione di un assistente AI veramente personale e contestuale, capace di gestire email, prenotare appuntamenti, pianificare viaggi e rispondere a domande complesse, il tutto con un livello di integrazione e fluidità che i concorrenti farebbero fatica a replicare.

In che modo Perplexity si prepara a eventuali scenari di collaborazione con grandi aziende come Apple, soprattutto in un contesto di crescente attenzione delle autorità antitrust verso i giganti del tech?

In un contesto di crescente attenzione delle autorità antitrust verso i giganti della tecnologia, Perplexity AI sa che un’acquisizione diretta da parte di un colosso come Apple sarebbe quasi certamente soggetta a un esame approfondito da parte dei regolatori in Europa e negli Stati Uniti. Per questo motivo, una collaborazione stretta o un accordo di licenza tecnologica potrebbe essere un percorso inizialmente più praticabile e meno rischioso dal punto di vista legale. Perplexity sta anche lavorando per diversificare le sue partnership e affermarsi come un attore indipendente e neutrale nel campo della ricerca AI. Stringendo accordi con altre aziende tecnologiche e di telecomunicazioni, può dimostrare di non essere dipendente da un unico partner e che la sua tecnologia può essere un bene per l’intero ecosistema digitale, piuttosto che uno strumento esclusivo per un gigante tecnologico. Questo posizionamento strategico non solo la rende un partner più attraente, ma le fornisce anche una maggiore leva negoziale e una difesa più solida di fronte a eventuali preoccupazioni antitrust.

Condividere.
Exit mobile version