“Il fronte di maggior rilevanza sembra essere il mondo dell’economia e dell’imprenditoria. Al momento, non vi sono emergenze di rilievo che portano al mondo della politica”. Chiarisce subito il procuratore Marcello Viola l’entità dell’inchiesta della Procura milanese sugli hacker e i presunti dossieraggi su larga scala, nel corso della conferenza stampa di questa mattina; inchiesta che ha portato a sei misure cautelari.

Sono “alcune decine” gli indagati nell’inchiesta milanese, soprattutto nel mondo dell’imprenditoria e finanza, ha poi spiegato in conferenza stampa il pm della Dda di Milano, Francesco De Tommasi. Il procuratore Viola ha chiarito che l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, è iniziata “nel 2022” e ha messo in luce una “articolata rete di persone che per finalità di profitto e altra natura ha acquisito e prelevato dati” soprattutto dallo Sdi, ossia la banca dati interforze su precedenti di polizia.

Tra i reati contestati, oltre a quelli già emersi, ci sono anche la “detenzione e installazione di apparecchiature” per intercettazioni abusive e il “favoreggiamento personale”. Al centro dell’indagine, come emerso, la società milanese Equalize di proprietà di Enrico Pazzali (indagato) e amministrata dall’ex poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari).

Sono coinvolte “anche altre società”, tre in totale quelle sequestrate, “dello stesso genere”, ossia che si occupano di investigazioni e analisi del rischio, anche per conto di imprese, e che avrebbero seguito un binario illecito di raccolta dati per quei dossier. E così sarebbero state raccolte “informazioni anche pregiudizievoli su persone”, società e imprese.

Nell’inchiesta sulla presunta attività di dossieraggio vi sono “conversazioni intercettate” nelle quali gli indagati dicevano di voler acquisire informazioni riservate anche “con la diretta violazione delle strutture informatiche e sul punto si faranno opportune verifiche tecniche” per trovare “riscontri” a quei propositi, ha spiegato ancora il procuratore Marcello Viola.

Viola, con a fianco il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ha aggiunto che tra le “attività illegali” dell’organizzazione, che realizzava su commissione “i report”, sono state effettuate anche “riprese video” e “registrazioni di conversazioni destinate ad essere diffuse”, oltre che acquisizioni illecite di “chat whatsapp, mail”, ma anche “tabulati telefonici” e l’utilizzo di apparati per rilevare il “posizionamento” di cellulari. Per quest’ultima attività, il gruppo si avvaleva di “soggetti svizzeri”.

Nella conferenza stampa è stato spiegato che la presunta associazione per delinquere solo lo scorso anno avrebbe ottenuto profitti illeciti vendendo queste informazioni per “centinaia di migliaia di euro”. “Non abbiamo collegamenti diretti con altre indagini” note su dossieraggi, come quella di Perugia su Pasquale Striano, luogotenente della Gdf, ha infine precisato il dottor Viola.

 

Melillo: “Vicenda allarmante, gigantesco mercato delle informazioni riservate”

Questa indagine permette di “unire qualche puntino e comprendere meglio questo gigantesco mercato delle informazioni riservate” con “dimensione imprenditoriale” nella acquisizione delle informazioni riservate. Lo ha spiegato Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, anch’egli presente in conferenza stampa. Melillo ha parlato di una “vicenda allarmante”.

Melillo ha precisato anche come non sia mai stato “esplorato organicamente” il “sistema di attentati alla sicurezza cibernetica nazionale”. La banda di hacker e ex poliziotti, di cui alcuni ancora in servizio, avrebbe realizzato con i dossier illeciti “centinaia di migliaia di euro di profitti” negli ultimi 2 anni.

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