Carabinieri e vigili del fuoco sono stati impegnati tutto il giorno a Tromello, in provincia di Pavia, per trovare l’arma del delitto di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Prosciugato e poi perlustrato un canale vicino a una casa che era di proprietà della nonna delle gemelle Cappa, le cugine (non indagate) della vittima. Con pale e metal detector hanno cercato oggetti che potessero essere collegati al delitto di 18 anni fa. 

Nel canale di Tromello sono stati trovati alcuni oggetti ritenuti interessanti dagli inquirenti. Nessuna traccia dell’attizzatoio da camino indicato da un testimone. Tra questi oggetti, scrive l’Agi, un bracciolo di una sedia in ferro scovato attraverso il metal detector. La rilevanza degli oggetti, che sono al vaglio degli inquirenti, è tutta da valutare.

 

A indicare che qui potrebbe essere stata gettata l’arma del delitto, un testimone alla trasmissione televisiva “Le Iene”: ha parlato di un lungo oggetto metallico, compatibile con l’attizzatoio di un camino. L’attizzatoio che si cerca – ha fatto sapere la mamma di Chiara – è ancora a casa della famiglia Poggi.

In parallelo è stata una giornata di ricerche e perquisizioni – disposte sempre dalla procura di Pavia e iniziate all’alba – anche a Voghera, nella casa di Andrea Sempio, e in contemporanea a Garlasco, a casa dei genitori dell’indagato e di due suoi amici, che frequentavano Marco Poggi, fratello di Chiara, ai tempi dell’omicidio. Non sono indagati.

 

Sono stati sequestrati computer e telefoni. Sempio, ha riferito il suo avvocato, si è mostrato “tranquillo” e ha dato “piena disponibilità” alle attività di perquisizioni. I carabinieri, ha spiegato a fine giornata l’avvocato “non hanno trovato nulla di rilevante” o “riconducibile” al delitto di Garlasco. “Ho saputo delle perquisizioni in tv” aveva detto in giornata, preoccupato.

Dura la reazione della famiglia Poggi. Attraverso il loro avvocato, i genitori di Chiara – Giuseppe e Rita –  si dicono “basiti” per ciò che sta accadendo. “Il nostro ordinamento attribuisce alle Procure un amplissimo potere in fase di indagini – ha detto l’avvocato Campagna – ma non per questo gli inquirenti possono collocarsi al di sopra della giurisdizione ignorando quanto accertato in un giusto processo, valorizzando – a distanza di quasi 20 anni – delle ipotesi stravaganti“. Il legale ha poi ricordato l’importanza del rispetto per le persone coinvolte “in questa tragica vicenda”.

 

Una sentenza definitiva c’è stata, ricordano i genitori di Chiara, e Alberto Stasi “è un condannato in via definitiva. Al coinvolgimento di Sempio non hanno mai creduto.

 

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