Il caso Garlasco. “Sono convinto che sulla scena del crimine ci fossero più persone. Dobbiamo aspettare, credo arriveranno molti accertamenti che susciteranno confronti piuttosto vivi”, così la “bomba” dell’avvocato Antonio De Rensis, che difende Alberto Stasi, nell’ultima puntata di “Filorosso” andata in onda lunedì sera. L’affermazione, ripresa da pochi media, sembra alludere a quale nuova rivelazione che sta per emergere dalle nuove indagini. 

Dossi, Garlasco (RaiNews24)

Le ipotesi sull’arma (o le armi) del delitto
Nella stessa puntata della trasmissione di Rai3, era ospite anche Flaminia Bolzan, criminologa, che è tornata sull’autopsia della vittima fatta nel 2007 dal dottor Marco Ballardini e, in particolare, sulla possibile arma del delitto che, è bene specificarlo, non è mai stata trovata. Secondo lei, è “difficile ipotizzare che quelle lesioni (i tagli sugli occhi, ndr) si siano prodotte con la parte fina del martello, mi sembra un mezzo ad azione tagliente più fine”. E tra le altre cose ha voluto mettere in evidenza un’altra anomalia, un “foro di diametro molto piccolo che si trova più o meno all’altezza della tempia, vicino all’orecchio”. 
 

E’ scontro tra periti di parte dopo l’incidente probatorio
 

Questa lesione, “mal si sposa con tutto il quadro di quello che abbiamo descritto, quindi diventa difficile immaginare la presenza di un terzo mezzo lesivo che possa averla prodotta“.

La ricostruzione di “Chi l’ha visto” con l’esperto di videogiochi sulla tv accesa
 

Garlasco prove

Garlasco prove (Tg2)

Delitto Garlasco indagini della Polizia Scientifica (Tg1)

Tra gli ospiti c’erano il generale Luciano Garofalo, che ai tempi dell’omicidio era capitano dei Ris di Parma che hanno condotto parte delle indagini mentre oggi è consulente di parte di Andrea Sempio, e l’avvocato Antonio De Rensis, che difende Alberto Stasi.

 

Legale di Stasi: la firma dell’assassino nelle 4 impronte sul pigiama di Chiara
 

Sono stati numerosi i temi trattati nel corso della puntata, compresa la spazzatura che è stata repertata nel 2008 e analizzata di recente dal perito genetista incaricato dal gip. In quel sacchetto non c’era altro Dna se non quello di Chiara Poggi e quello di Stasi nella cannuccia di un Estathe.
 

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La caccia al proprietario del cromosoma Y senza nome
In attesa che riaprano i tribunali e le indagini ripartano a Settembre, mentre si attende una terza replica degli esami Dna in questione e il consolidamento su quelli già noti sul frammento del tappetino del bagno, si prevede una sorta di “caccia” al proprietario di quel cromosoma Y senza nome. 

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Chiara “Ha aperto la porta di casa senza esitare”
Le ricerche saranno complesse e coinvolgeranno pure tutti coloro con cui Chiara aveva avuto a che fare e che conosceva dato che la mattina del 13 agosto 2007 ha aperto la porta di casa senza esitare a una persona con cui avrebbe avuto confidenza. Dunque, in attesa che l’incidente probatorio, da ieri sospeso, riprenda tra due settimane, inquirenti e investigatori lavoreranno nel tentativo di trasformare in “noto” quel Dna. Gli esiti di questa attività potrebbero poi essere l’oggetto di una istanza con cui la Procura chiederà alla giudice Garlaschelli un’ulteriore estensione degli accertamenti irripetibili.
 

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Caso Garlasco 21_05_25 (Tg3)

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