Nonostante il suo nome, cioè “base stellare”, non somigli alle città del futuro che Elon Musk sognava fin da piccolo leggendo i suoi autori di fantascienza preferiti da Isaac Asimov a Robert Heinlein, Starbase è un agglomerato di prefabbricati e nel migliore dei casi di villette costruite intorno alla rampa di lancio dei missili Space X. Ci sono gli hangar, un bar che si chiama Occupy Mars, una scuola, grandi spazi vuoti e un busto di Musk in stile sovietico che alcuni vandali hanno già deturpato. Da oggi però Starbase è un comune autonomo in grado di prendere decisioni proprie, con un suo sindaco eletto dai 283 dipendenti di Musk che vivono in questa area un po’ desolata del Texas meridionale al confine col Messico. 

Il voto si è svolto in modo piuttosto informale, per telefono oppure con urne piazzate sopra a tavolinetti da picnic sulla spiaggia. Si è espresso  per il sì il 97,7% dei votanti, una maggioranza più che schiacciante che ha eletto il sindaco, ovviamente anche lui un dipendente di Space X. Alcuni  degli abitanti dei dintorni hanno protestato, temendo di non poter avere più libero accesso alla spiaggia di Boca Chica, che è ai margini della base, ma non hanno influito sui risultati. Così Musk d’ora in poi avrà una città tutta sua, per ora spopolata, ma in futuro probabilmente molto più estesa quando diventerà una base per il turismo spaziale e il luogo da cui partiranno i missili che colonizzeranno  Marte.

 

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