Il regista canadese e il kolossal, nelle sale dopo 25 anni. «Oggi siamo tutti a rischio»
Il Signore degli Incassi scende dalla tolda della nave in bilico sull’Oceano, mette in fila i pensieri e strappa condivisione, nell’incontro su Zoom dalla Nuova Zelanda. James Cameron fa riuscire (dopo venticinque anni),
«Titanic», dal 9 febbraio, in tempo per San Valentino. Cameron ha piazzato tre suoi film nella classifica dei campioni d’incasso: in cima il primo «Avatar»
, mentre il secondo, quello acquatico ora sugli schermi, è al quarto posto; in terza posizione «Titanic»
, con 2,1 miliardi di dollari.
Riesce per la Disney con una nuova tecnologia, digitale, 3D e con un sofisticato sistema audio. «All’epoca, non avevo i mezzi per farlo vedere come l’avevo pensato», dice il regista canadese, classe 1954. Con quel film vinse 11 Oscar. Lanciò Leo DiCaprio e Kate Winslet e rivela che «lui non voleva interpretare quel ruolo, lo trovava noioso. Non la storia ma proprio il suo personaggio, Jack. Ho dovuto faticare per convincerlo». Con Kate, nella parte di Rose, la ragazza americana promessa sposa a un essere tanto ricco quanto odioso, «abbiamo dovuto lavorare molto sull’accento, togliendole il suo, da
working class
britannico. Quel personaggio esprime una grande modernità femminile. Leo e Kate erano due ragazzi, tra loro scattò una chimica straordinaria».
Cameron lancia nella bottiglia messaggi ambientalisti: «Oggi siamo tutti su un Titanic, il nostro iceberg sarà il disastro ecologico prossimo venturo. E a salvarsi, oggi come al tempo di quel naufragio, saranno i ricchi». Dice che c’è un sottotesto importante nel suo film: «C’è chi sopravvisse e chi morì, quasi tutte le persone in terza classe morirono, al contrario della prima classe dove la metà degli uomini riuscì a sopravvivere, così come quasi tutte le donne e i bambini. Del disastro climatico contro cui stiamo andando a sbattere parliamo da anni, senza che nessuno riesca a cambiare rotta alla nave. E sapete chi soffrirà di più? I poveri, non le nazioni ricche che hanno causato questo disastro. Furono i ricchi, con la loro impazienza di arrivare a New York, a causare la tragedia del Titanic. Succede lo stesso mentre andiamo dritti verso un maledetto iceberg chiamato clima».
Cameron è diventato regista «a 26 anni, ma ero esperto di sub già a 15. Ho iniziato a immergermi nell’Oceano, centinaia di ore nei mari di tutto il mondo, molte dedicate alla salvaguardia delle balene. Ero interessato agli aspetti tecnologici nell’esplorazione delle acque più profonde, in “Titanic” ho unito questo aspetto alla narrazione». Il naufragio avvenne nell’aprile 1912. Oltre 1500 passeggeri a bordo, collocati in tre classi a specchio delle classi sociali. I sopravvissuti furono 705. In quasi tre ore si inabissò. Era il viaggio inaugurale.
«Ci sono state tante tragedie in quegli anni, di lì a poco sarebbe scoppiata la Prima guerra mondiale. Ma il naufragio del Titanic possiede un alone mitologico che nessun altro accadimento ha avuto. Perché ha in sé l’idea del sacrificio, dell’amore e della mortalità, una nave considerata inaffondabile, il concetto che donne e bambini possono sopravvivere e, per quanto riguarda il film, due protagonisti che sono Romeo e Giulietta. C’è una componente spirituale. Di questa storia si può dare un’interpretazione sia secolare che religiosa».
Sarebbe diverso. oggi, girare «Titanic»? «Avrei maggiori effetti speciali, ma il risultato emotivo sarebbe lo stesso. Il film dura 3 ore e un quarto. Una delle soddisfazioni maggiori è che, prima d’allora, Hollywood riteneva che i film troppo lunghi non potessero fare soldi». Andare al cinema, nell’era delle piattaforme e dei televisori che sono fantastici, significa prendere una decisione, guidare la macchina, pagare il parcheggio, il biglietto, i pop-corn, e condividere un’esperienza. È un impegno. Ne vale la pena».
3 febbraio 2023 (modifica il 3 febbraio 2023 | 19:01)
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