Si chiama kiss-cam ed è immancabile negli eventi sportivi statunitensi: un cameraman ‘pattuglia’ gli spalti alla ricerca di una coppia presumibilmente innamorata e quando la trova trasmette l’immagine sul maxischermo. A quel punto i due devono baciarsi e vengono applauditi da tutto lo stadio. A meno che non siano chi non dovrebbero essere e in un posto in cui sarebbe meglio che non fossero. Ne sanno qualcosa Andy Byron e Kristin Cabot, sorpresi da una telecamera in un concerto dei Coldplay vicino a Boston. 

La kiss cam della discordia tra ironia e indignazione

Quando hanno visto la loro immagine proiettata sullo schermo non si sono affatto baciati, anzi. Hanno spalancato gli occhi pieni di sgomento e mentre lei si girava nascondendo il viso tra le mani, lui si chinava a terra, forse desiderando di essere inghiottito. A metterci il carico da undici ci ha pensato Chris Martin, il cantante dei Coldplay, che dal palco ha dato voce ai pensieri di tutti gli spettatori: “O quei due hanno una tresca o sono molto timidi”. In una manciata di minuti tutto il mondo vedeva quelle immagini su praticamente ogni social e prima che il concerto fosse finito, anche nel folto della foresta amazzonica si sapeva chi fossero: rispettivamente amministratore delegato di Astronomer, un’azienda di sviluppo software, e la responsabile delle risorse umane. Entrambi sposati, ma, come era facile immaginare, non tra di loro. Cosa ne sia stato della loro vita familiare non è dato sapere, ma in molti si sono chiesti (con orrore): “E se fosse successo a me?”. 

La privacy mancata

E può succedere in Italia, dove le norme a tutela della privacy sono notevolmente più stringenti rispetto a quelle statunitensi?“C’è un solo modo per evitare che accada l’irreparabile” dice l’avvocato Mario Ponari, esperto di privacy, “ed è non andare a un concerto con l’amante. O almeno non a un concerto così affollato”.

La privacy al tempo dei social

“La legge sul diritto d’autore dice che le riprese effettuate in un luogo pubblico non sono soggette a consenso” spiega Ponari, “ma stiamo parlando di una legge del ’33, quando Internet era decisamente di la’ da venire. Quindi il problema non è la ripresa, ma la diffusione che c’è stata dopo. Paradossalmente se i due non avessero avuto quella reazione, la cosa probabilmente sarebbe rimasta all’interno dello stadio di Boston e non ci sarebbe stata nessuna, nemmeno ipotetica, violazione della privacy. Il problema è che ovviamente la legge del ’33 non poteva prevedere il tritacarne mediatico che deriva dalla diffusione sul web. Va ricordato un altro caso, quello di una persona che era andata al mare con l’amante ed è stata beccata dalle telecamere del giro d’Italia, ma anche lì l’articolo 97 della legge sul diritto d’autore dice che non occorre il consenso alla persona ritratta quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svolte in pubblico. Ipoteticamente gli unici perseguibili, in Italia, sarebbero coloro i quali fanno uscire le immagini dallo stadio e ne danno diffusione, perchè la legge dice che il ritratto di una persona ‘non può essere esposto o messo in commercio se reca pregiudizio all’onore, alla reputazione o al decoro’. Ma è impensabile trovare un responsabile in uno stadio con decine di migliaia di persone armate di smartphone”. 

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