Dall’aula della Camera ok alla fiducia al decreto legge infrastrutture con 191 sì, 102 no e 2 astenuti. A seguire l’esame degli ordini del giorno presentati al provvedimento. Il decreto prevede misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l’ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l’attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all’Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti.

Dal Ponte di Messina ai diesel Euro 5, tutte le misure

Da nuove misure per il Ponte di Messina al potenziamento degli stoccaggi energetici, dal monitoraggio degli autovelox alla concessione di un anno in più per la circolazione delle auto diesel Euro 5 (limitando poi gli eventuali blocchi solo nelle città oltre centomila abitanti), passando per l’inasprimento delle sanzioni previste per chi mette a rischio la sicurezza ferroviaria (anche) attraversando i binari, senza dimenticare l’introduzione di maggiore flessibilità per le date della stagione balneare e le tante novità previste per il settore delle opere pubbliche e degli appalti in generale. Con il voto di fiducia arrivato oggi alla Camera il decreto Infrastrutture (Dl 73/2025) ottiene il primo via libera parlamentare su un testo (da convertire entro il 21 luglio) che ne ha arricchito significativamente i contenuti rispetto al provvedimento varato dal Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 maggio.
Nel merito, il decreto è un concentrato di misure che riguardano più settori e che ha perso per strada alcuni pezzi che avevano creato fibrillazioni anche all’interno della maggioranza, come l’aumento dei pedaggi autostradali per finanziare la manutenzione delle strade rientrate sotto la gestione dell’Anas. Alla fine quell’emendamento è stato ritirato.
 

Uscita dalla versione del decreto varato dal Governo è invece rientrata alla Camera con l’approvazione di un emendamento firmato dai relatori la norma che inserisce di diritto la società Stretto di Messina nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate tenuto dall’Anac permettendole di gestire in autonomia gli ulteriori appalti necessari alla realizzazione del Ponte. Confermato l’aggiornamento dei costi dell’opera a partire da progetto del 2012 che la valutava in 8,5 miliardi di euro rispetto ai circa 13,5 miliardi attuali: un aggiornamento che tiene conto del vincolo europeo a non sfondare il tetto del 50% agli eumenti possibili senza bisogno di rimettere in gara il maxi-appalto.
Nel testo definitivo trovano inoltre spazio misure specifiche per la gestione delle strade comunali e per il controllo della velocità: il decreto fissa regole più chiare sull’utilizzo degli autovelox (che si tradurrà nello stop ai sistemi di rilevamento che non siano censiti e mappati dal Mit) e sulla classificazione delle strade di competenza dei Comuni, intervenendo su un tema spesso al centro delle cronache locali.
Tante le correzioni di rotta legate al mercato degli appalti pubblici. Con il passaggio alla Camera sono stati inseriti l’anticipazione del 10% prezzo del contratto per i servizi di ingegneria invocato dalle società di progettazione e il blocco all’applicazione della revisione prezzi al ribasso richiesto dai costruttori. Il calcolo delle variazioni (anche in diminuzione) tra i prezzi a base di gara, al netto dei ribassi, e i prezziari, dovrà essere effettuato dalle stazioni appaltanti solo a decorrere dal 2025. Una precisazione che permette di evitare possibili operazioni di rideterminazione degli importi già liquidati per gli anni fino al 2024. Sanata anche una questione rimasta sospesa a causa di un groviglio di norme nei meccanismi di compensazione del caro-materiali che escludeva determinate categorie di appalti.
 

Il decreto non si è dimenticato dei tecnici interni alla Pa con l’ok agli incentivi del 2% estesi ai dirigenti e anche per gare avviate prima del 31 dicembre 2024 (entrata in vigore del Correttivo appalti). Altri temi rilevanti emersi in corso di discussione sono stati poi l’applicazione immediata dei Criteri ambientali minimi (Cam) negli appalti di ristrutturazione e il riordino dei Provveditorati interregionali alle opere pubbliche, con una razionalizzazione delle sedi e delle funzioni in capo a queste strutture tecniche periferiche del Ministero delle Infrastrutture. Ci sono poi deroghe per le opere destinate alla difesa nazionale, la nomina di nuovi commissari (a partire dal completamento dell’A2 e per il polo logistico di Alessandria), il rafforzamento della società Autostrade dello Stato, misure per i porti e fondi per la guardia costiera, individuazione di cinque opere prioritarie da progettare a cura dell’Anas, soglie di importo e tempo meglio definite per gli interventi di emergenza (la cosiddetta “somma urgenza”), un finaziamento di 15 milioni per opere compensative sull’Av Salerno-Reggio Calabria e anche l’istituzione di un tavolo tecnico per le incompiute.
 

Confermato nel passaggio parlamentare anche che la stretta sull’utilizzo dei certificati lavori eseguiti dai subappaltatori non si applica ai contratti già in corso alla data del 31 dicembre 2024. Così come sono rimaste in piedi molte altre misure del testo originario: dalle tariffe per i voli soggetti agli oneri di servizio pubblico agli adeguamenti per alcuni interventi previsti dal Pnrr, fino alle date della stagione balneare. Mentre sono novità inserite in commissione alla Camera lo slittamento dal 1° ottobre 2025 al 1° ottobre 2026 dello stop alla circolazione delle autovetture e dei veicoli commerciali ad alimentazione diesel Euro 5 nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna e lo stanziamento di 35 milioni dal 2027 al 2029 per il potenziamento delle infrastrutture di stoccaggio e per migliorare la capacità di rigassificazione con l’obiettivo di rendere più stabili e sicure le nostre potenzialità di approvvigionamento energetico.

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