Il regista Francesco Miccich troppo avveduto per abbandonarsi al ritratto agiografico, anche se l’attenzione all’impresa velistica devia un po’ dalle complesse vicende finanziarie
L’espediente narrativo dell’intervista permette con sufficiente facilit di passare dalla finzione al materiale di repertorio, dalle interviste sceneggiate a quelle vere. L’imprenditore ravennate Raul Gardini (Fabrizio Bentivoglio
), al culmine del successo, decide di concedere un’intervista a una giovane giornalista (Pilar Fogliari) per evitare l’usurato artificio del flashback e conferire al racconto un tono pi personale.
A trent’anni dalla sua scomparsa, la docufiction Raul Gardini (Rai1) ha tentato di ricostruire la figura di un protagonista della vita economica e di ripercorre un importante capitolo della storia del nostro Paese. Il 23 luglio di trent’anni a Milano, in un appartamento di palazzo Belgioioso, veniva trovato il corpo senza vita di Gardini. Fu uno shock che ebbe eco mediatica in tutto il mondo. Partendo dall’eredit del suocero Serafino Ferruzzi, Gardini aveva creato in dieci anni un gruppo agroindustriale e chimico, Ferruzzi-Montedison, di dimensioni mondiali, con oltre 90 mila dipendenti e, nel contempo aveva scalato, come armatore e velista, le vette della Coppa America.
La docufiction parte proprio dall’impresa sportiva del Moro di Venezia, dalla sontuosa inaugurazione nella laguna veneziana alla prime gare. Il Moro di Venezia – confessa Gardini alla giornalista – un simbolo d’avventura, la metafora della mia vita.
Il regista Francesco Miccich, con il coordinamento editoriale di Giovanni Filippetto, troppo avveduto per abbandonarsi al santino, al ritratto agiografico, anche se l’insistita attenzione all’impresa velistica devia un po’ l’attenzione dalle complesse vicende finanziarie (la mancata fusione Eni/Montedison, le promesse non mantenute sulla defiscalizzazione delle plusvalenze realizzate da Montedison…), dai contrasti fra Gardini e la famiglia Ferruzzi, dal sistema dei finanziamenti dei partiti che portarono alla tragica conclusione.
un prodotto sul guado, a cui manca sia il coraggio della fiction (era davvero un visionario non compreso?) che il rigore dell’inchiesta (il ruolo dei partiti nello spolpare le industrie di stato). Per almeno abbiamo idea del clima di Mani pulite.
24 luglio 2023 (modifica il 24 luglio 2023 | 21:08)
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