Dopo l’incendio di ieri, la Procura di Taranto ha disposto e notificato ad Acciaierie d’Italia un decreto di sequestro probatorio senza facoltà d’uso dell’Altoforno 1. Le fiamme avevano generato una colonna di fumo nero visibile anche a chilometri. Non ci sono stati feriti, ma l’evento, documentato da video diventati virali sui social, ha creato apprensione tra cittadini e lavoratori.
“E’ dalla tuberia n.11 che si è verificata la fuoriuscita di coke, che ha raggiunto il piano delle tubiere e l’area sottostante, ma”, ha spiegato Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, “l’impianto è stato messo in sicurezza e sono iniziate le operazioni di spegnimento dei focolai, in collaborazione con il comando provinciale dei Vigili del fuoco”.
Il pm Ciardo, a quanto si è appreso, contesta i reati di omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e getto pericoloso di cose. Secondo fonti sindacali, i circa 70 lavoratori addetti all’impianto sono stati ricollocati temporaneamente alla formazione.
Il 15 ottobre dello scorso anno, fu il ministro delle imprese e made in Italy Adolfo Urso a presiedere nel siderurgico tarantino una cerimonia per il riavvio dell’altoforno 1, fermo da agosto 2023 per manutenzione. Ci furono molte polemiche in città, la Regione e l’allora sindaco Melucci non parteciparono all’incontro.
Con il sequestro dell’impianto, l’unico altoforno attualmente in marcia è il n.4. Era stato peraltro annunciato che l’Afo1 si sarebbe fermato nuovamente quest’anno per il rifacimento del crogiolo, con il rientro in funzione dell’altoforno numero 2. Tutta l’area a caldo, compreso l’Afo1, comunque, era già interessata da un provvedimento di sequestro, ma con facoltà d’uso, nell’ambito dell’inchiesta denominata Ambiente Svenduto.
Ieri il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin era stato a Taranto, invocando il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, scaduta ad agosto 23, proprio nel giorno in cui la Commissione Europea ha inviato nuova lettera di costituzione in mora all’Italia per non aver recepito la direttiva Ue sulle emissioni industriali e per non aver rispettato alcune disposizioni riguardanti gli impianti dell’Ex Ilva.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha detto sull’ex Ilva: “Speriamo che non ci siano condizionamenti esterni che possano scoraggiare gli investitori e precludere lo sviluppo della tecnologia green nel più grande impianto siderurgico italiano “.