“Ho lavorato cercando di sviluppare qualcosa di buono, nel mio piccolo, nel mio Paese e per il mio Paese”. Lo afferma, Gabriele Edmondo Pegoraro, l’informatico 48enne indagato come collaboratore esterno della Equalize e della presunta banda di via Pattari 6, che gli inquirenti ritengono ‘introvabile’. “Il mio lavoro è sviluppare tecnologie, non fare dossier”, afferma parlando di “fango” e “falsità” sulla sua persona e di un “lavoro” per il quale ha “sacrificato una vita con dedizione e passione” e che “oltre a portarmi frequentemente in trasferta, anche per le tante situazioni di stress vissute, purtroppo negli anni ha reso sempre più precarie le mie condizioni di salute. Sono stato ricoverato ben due volte per un lungo periodo”. 

“Appena mi verrà chiesto, mi recherò nelle sedi opportune, come ho sempre fatto, per tutto ciò che può essere utile a queste indagini”. “Con la quasi totalità degli altri indagati – prosegue Pegoraro – non ho praticamente mai avuto rapporti e con quelle pochissime persone che conosco non ho rapporti di lavoro da più di 4 anni”. 

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