Spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo per condotte che “possono arrecare grave danno a un Paese o a un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione”: è l’ipotesi di reato sulla quali indaga la Procura di Milano, dopo la segnalazione di cinque sorvoli di un drone di sospetta fabbricazione russa vicino al Joint Research Center, il Centro di ricerca della Commissione Europea a Ispra, sul Lago Maggiore. 

La frequenza radio intercettata dagli strumenti di rilevamento del Jrc sarebbe “compatibile” con quelle utilizzate dalla Russia, ma si attendono ulteriori riscontri. Lo si apprende da fonti inquirenti, secondo le quali le ricognizioni aeree sarebbero avvenute in un intervallo ristretto di tempo di cinque-sei giorni. Tra le ipotesi investigative, quella per la quale a manovrare il velivolo possano essere stati uno o più italiani con posizione filorusse.

La Commissione Europea ha, poi, specificato che “non è stata registrata alcuna violazione della no-fly zone” sopra il sito di Ispra” né si è “a conoscenza di alcuna specifica minaccia alla sicurezza” del Centro, al quale le autorità di Bruxelles garantiscono la massima tutela.

Sul caso è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che parla di “un conclamato tentativo di spionaggio industriale”. “È in corso una guerra ibrida”, dalla quale difendersi non solo dal punto di vista delle armi convenzionali, aggiunge. Una guerra, sostiene, “pericolosa quanto sotterranea, costante e asfissiante quanto quotidiana, che è fatta da un mix di attacchi cyber mirati, reclutamento di attivisti (traduco: persone a libro paga di  potenze o entità straniere e ostili), scientifiche e massicce campagne di disinformazione di massa, furti di tecnologie e brevetti militari e industriali, più molti altri atti ostili, perpetrati da più attori, statuali e non”. 

Condividere.
Exit mobile version