È morto Frank Gehry, l’archistar del Guggenheim di Bilbao: aveva 96 anni

È morto all’età di 96 anni l’architetto Frank Gehry, nella sua casa di Santa Monica, in California.  

Ha progettato alcuni degli edifici più riconoscibili al mondo, molti dei quali sono considerati capolavori, scrive il New York Times definendolo “uno dei talenti più formidabili e originali nella storia dell’architettura americana”. Meaghan Lloyd, a capo del suo staff, ha confermato la morte, seguita da una breve malattia respiratoria.

Le sue audaci e stravaganti creazioni di torri pendenti e ampie lastre di metallo curvo, come il Museo Guggenheim di Bilbao, in Spagna, lo hanno reso una superstar nel mondo dell’architettura.

Frank Owen Goldberg, il suo vero nome, nasce a Toronto il 28 febbraio 1929 in una famiglia di origine ebraica che si trasferisce negli Stati Uniti alla fine degli anni ’40. A Los Angeles studia architettura all’Università della California del Sud per diplomarsi nel 1954. Nello stesso periodo, cambia il suo nome in Gehry per proteggersi dall’antisemitismo. In seguito, si arruola nell’esercito americano, mentre studia urbanistica all’università di Harvard.

Installazione dell’architetto statunitense Frank Gehry in mostra alla fiera internazionale d’arte Art Basel a Parigi, Francia, 17 ottobre 202 (Ansa)

05/12/2025

La sua carriera inizia negli uffici dell’architetto Victor Gruen, l’inventore delle gallerie commerciali a Los Angeles. Poi prosegue con un soggiorno a Parigi per lavorare da André Remondet. 

Tornato in California, apre nei primi anni 1960 il suo studio .Gli anni ’70 e ’80 segnano per lui l’inizio di una lunga serie di realizzazioni architettoniche audaci e innovative. Molto vicino all’avanguardia californiana, inventa nuovi principi di scrittura architettonica ed esplora le tecniche di modellazione al computer che occuperanno un posto importante nel suo lavoro. 

Luci viola illuminano la Casa Danzante progettata da Frank Gehry in occasione della Giornata mondiale della prematurità a Praga, Repubblica Ceca, 16 novembre 2020 (Ansa)

05/12/2025

L’opera più famosa di questo periodo è senza dubbio la sua casa a Santa Monica (California). Realizzata tra il 1977 e il 1978, rappresenta uno dei punti di svolta: un intervento radicale su una modesta casa esistente, avvolta  da una pelle di materiali grezzi e scomposti, destinato a far  discutere e a rilanciare Gehry come figura di rottura nella scena  architettonica internazionale.        

La sua produzione di quegli anni comprende progetti come il Cabrillo Marine Museum di San Pedro (1979), la Loyola Law School (1981) e il California Aerospace Museum (1982) a Los Angeles, oltre al Museum of Art di Santa Monica (1988). 

Il museo di Filadelfia rinnovato nel 2021 da Frank Gehry (Ansa)

05/12/2025

Il percorso prosegue in modo ininterrotto negli anni successivi, con una serie di opere che consolidano la sua  vocazione a un’architettura scultorea e dinamica: dalla sede della Vitra International a Birsfelden, in Svizzera (1994), alla struttura amministrativa del Team Disney ad Anaheim (1995), fino alle forme ardito del Dancing House di Praga (1996), dove due torri si intrecciano come in una coreografia.        

Il punto di massima visibilità arriva con il Guggenheim Museum di Bilbao, inaugurato nel 1997. L’edificio, definito da molti critici  come una delle architetture più influenti degli ultimi cinquant’anni,  ha trasformato una città industriale in declino in un centro culturale internazionale, generando quel fenomeno mediatico ed economico  conosciuto come “Bilbao effect”. Le sue forme fluide, rivestite di  titanio, hanno ispirato una generazione di architetti e un intero  filone di progettazione urbana fondato sull’idea che un’opera iconica  possa innescare la rinascita di un territorio

Vista al Museo Guggenheim di Bilbao, Spagna (Ansa)

05/12/2025

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