Da mesi il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) è un rogo che può diventare incendio. “Una bomba a orologeria” lo ha definito il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia (SIULP). Attivisti, ma anche politici che vi hanno fatto visita, denunciano condizioni di vita degradanti per gli ospiti. Alcune aree sono più sensibili di altre e preoccupa la situazione sanitaria, a detta di chi ci vive “fuori controllo”. 

In un contesto di degrado le proteste si sono susseguite, delle volte con rivolte importanti come lo scorso gennaio: quando la struttura è stata “messa a ferro e fuoco”. Le immagini, in particolare, si riferiscono alla notte fra il 5 e 6 giugno, con gli animi già turbati e alimentati da un “sospetto di scabbia”. La risposta – denunciano dalla rete ‘No cpr’ – è stata di dura repressione. Il video, registrato all’interno del centro, mostra un uomo in mutande inseguito da un gruppo di agenti in tenuta antisommossa. In una stanza attigua si sarebbe consumato il pestaggio: “È stato picchiato violentemente” sostengono gli attivisti. Ci sono altri video e foto che documenterebbero l’uomo a terra, privo di sensi, con il viso coperto di sangue. 

Gli episodi di violenza a Gradisca sono diversi. “Due settimane fa un gruppo di immigrati hanno appiccato il fuoco, hanno aggredito con una lametta degli agenti ferendosi poi con la stessa. La settimana precedente un finanziere è stato aggredito alla gola”, scrive il SIULP. Una situazione allo stremo fatta di tensioni, rivolte, autolesionismo e interventi delle forze dell’ordine.

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