La decisione di rinunciare alla conta su Francesco Saverio Marini per l’elezione del giudice costituzionale, poi non andata in porto, sarebbe maturata questa mattina intorno alle 11. Fino a ieri sera tardi tra Palazzo Chigi e i capigruppo di centrodestra sono proseguiti frenetici contatti, per verificare i numeri dell’operazione. La convinzione della coalizione e della premier Meloni era quella di tirare dritto, poi – racconta un esponente della maggioranza – è venuto meno un pacchetto di voti e si è deciso di tornare sullo schema della scheda bianca. Tra l’altro, tutti i gruppi della maggioranza avevano fornito l’elenco degli assenti, malati compresi. In tanti avevano rinunciato alle missioni, ha rivelato un sottosegretario. Ciononostante, fumata nera.

Alla fine, le schede bianche sono state 323 (per il quorum servivano 40 voti in più), le schede nulle dieci, 9 i voti dispersi e nessun astenuto. Ma alcuni nel centrodestra, seppur presenti a Montecitorio, non hanno neanche votato dopo che è stato deciso di optare per la scheda bianca. In Fratelli d’Italia mancavano Giovanbattista Fazzolari, Daniela Santanchè, Andrea Di Giuseppe, Raffaele Fitto, Elisabetta Gardini, Giorgia Meloni, Attilio Pierro, Eugenia Roccella. In FI Licia Ronzulli, Deborah Bergamini, Patrizia Marrocco, Pietro Pittalis, Alessandro Sorte, Antonio Tajani. Due gli assenti tra Noi Moderati: Calogero Pisano e Franco Tirelli. Dodici i parlamentari della Lega assenti: Lucia Borgonzoni, Gianmarco Centinaio, Matteo Salvini, Simona Bordonali, Umberto Bossi, Francesco Bruzzone, Andrea Crippa (seppur presente a Montecitorio), Giancarlo Giorgetti, Elena Maccanti, Nicola Molteni, Massimiliano Panizzut, Rossano Sasso.

“Il preteso conflitto di interessi del consigliere giuridico del presidente del Consiglio è un bluff. Nel settembre 2022, venne nominato alla Consulta Marco d’Alberti, consigliere giuridico del presidente Draghi” fanno sapere fonti di FdI. “Conflitto d’interesse per Marini? Non c’è niente di male se prima di diventare giudice della Consulta era stato consigliere giuridico del premier. Cosa c’è di male se qualcuno ha prima lavorato a Palazzo Chigi?” osserva Tommaso Foti, capogruppo del partito di Giorgia Meloni a Montecitorio. “Vogliono bloccare le istituzioni, mettono a rischio la democrazia. Se ne assumano la responsabilità”, l’ira di FdI che mette nel mirino la strategia dell’Aventino “contro tutti e contro tutto”. “Non possono certamente indicare a noi quale deve essere il candidato”, ripete il responsabile organizzativo di FdI, Giovanni Donzelli.

A Montecitorio si sono visti anche parlamentari che normalmente non partecipano ai lavori ma al pallottoliere mancavano perlomeno una decina di sì, anche se – osserva una fonte dell’alleanza – la votazione di oggi è servita a “far emergere la propaganda” del centrosinistra. Al momento non c’è l’intenzione di cambiare cavallo, gli alleati di FdI, pur rimarcando che l’accelerazione è stata una mossa azzardata perchè i numeri erano in bilico fin da subito, tengono il punto politico sul consigliere giuridico della presidenza del Consiglio.

Il centrosinistra – dal Pd a +Europa, da M5s, Iv ad Azione – non ha partecipato al voto: “Li abbiamo bloccati” esultano le forze che non sostengono l’esecutivo. “Non possiamo assecondare il blitz delle forze di maggioranza. Li abbiamo lasciati da soli in Aula con le loro paranoie, a scovare i traditori dentro Fratelli d’Italia” ha sostenuto il presidente M5s Giuseppe Conte. “Ora accettino il dialogo con le opposizioni che si sono rifiutati di avere fino a qui” rilancia la segretaria dem Elly Schlein.

Nella coalizione si vocifera che nei giorni scorsi il dialogo si era aperto con i 5stelle oltre che con gli esponenti del Gruppo Misto e delle minoranze linguistiche. “Colmare il vuoto della Corte Costituzionale, come auspicato dal presidente della Repubblica, è un dovere istituzionale” ribadisce Maurizio Lupi di Noi moderati.

Ora si guarda al 12 novembre, quando la Consulta dovrà esprimersi sui ricorsi presentati da cinque regioni contro la riforma dell’Autonomia. Ma sarà battaglia anche sulla separazione delle carriere: giovedì la commissione Affari costituzionali di Montecitorio adotterà il testo del governo.

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