Imprenditori con le lacrime agli occhi e il terrore di non farcela a ripartire di nuovo, per la terza volta, in poco più di un anno. Cittadini sfollati, alle prese con la bonifica delle case invase dal fango, i mobili nuovi ma da buttare, capire cosa salvare, cosa no. 

L’Emilia-Romagna si continua a svegliare ogni mattina in una realtà distopica, come uno di quei film dove le tragedie si ripetono in un brutto sogno che viene interrotto aprendo gli occhi. Ma, in questo caso, si tratta di una amara realtà con cui fare i conti, di nuovo e in breve tempo. 

 

Dai 2500 di ieri mattina, l’ultima conta rileva circa 1300 sfollati quasi tutti in assistenza autonoma mentre quelli assistiti in palestre e in palazzetti sono 140. 

Per oggi la Protezione civile e Arpa hanno emesso un avviso di allerta arancione per una parte dell’Emilia-Romagna: non sono previsti fenomeni significativi ma nella pianura bolognese, ravennate e ferrarese resta l’attenzione per frane e in generale per condizioni idrogeologiche fragili dopo le piogge eccezionali dei giorni scorsi. Mentre l’acqua si ritira, vanno avanti i lavori di messa in sicurezza del territorio colpito dall’ondata di maltempo di questi giorni, fanno sapere dalla Regione. In particolare sulle falle di Idice, Senio e Lamone: qui sono senza sosta anche gli interventi di ripristino nell’area di Traversara di Bagnacavallo. 

Costante anche il monitoraggio delle frane sull’Appennino romagnolo. 

Qui la maratona di rainews.it con tutti i video e gli aggiornamenti dal 17 al 21 settembre 

 

Venti milioni per i danni causati dal maltempo in Emilia Romagna e 4 per le Marche. Il Consiglio dei ministri ha stanziato ieri le prime risorse volte a fronteggiare l’emergenza e dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati il 17 e 18 settembre nel territorio delle province di Reggio-Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e lungo la costa delle Marche. 

Tensioni sulle polizze assicurative 

“Continueremo a garantire il massimo supporto a tutta la popolazione colpita”, ha affermato Giorgia Meloni. Ma accanto alla polemica tra esecutivo, centrodestra e regione Emilia Romagna sugli interventi e le risorse che non sarebbero state utilizzate, scoppia anche quella sulle polizze assicurative per le abitazioni, con la Lega che innalza subito un muro e le opposizioni che accusano il governo di introdurre una tassa sulla casa. “La legge sulla polizza assicurativa per le imprese è già obbligatoria, è stata votata dal Parlamento nel dicembre scorso e nella legge di bilancio 2024. Per le aziende c’è una legge già approvata, non c’è nulla da rinviare”, scandisce innanzitutto il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, commentando l’emendamento di FdI al Senato che mirava a rinviare a fine 2025, quindi di un anno, l’avvio della normativa. Emendamento poi ritirato dal promotore. Quanto alla possibilitàdi una polizza anche per le case private, il ministro osserva: sul punto “e’ aperto un confronto, un ragionamento per capire intanto se le compagnie di assicurazione sono disponibili. Vedremo come va. Noi puntiamo su un partenariato pubblico privato, poi bisogna decidere se deve essere, come io sostengo almeno nella prima fase, facoltativo”.

La contrarietà della Lega

Ma l’ipotesi della polizza per le abitazioni private si scontra con la netta contrarietà della Lega: “Non viviamo in uno stato etico dove lo stato impone”, dice categorico Matteo Salvini, “lo Stato può dare indicazioni, ma non impone, vieta o obbliga a fare”. E il leghista Stefano Candiani aggiunge: “E’ una proposta intelligente se fatta in modo intelligente, è una proposta stupida se fatta in maniera stupida”. Ovvero, “se significa fare un’assicurazione e basta di fatto si configura come una tassa a favore delle compagnie assicuratrici e non è certo una proposta condivisibile e accettabile”. Critiche anche alcune forze di opposizione: “La risposta del governo alla crisi climatica è la polizza assicurativa a carico di famiglie e imprese”, afferma il verde Angelo Bonelli. “E’ una patrimoniale mascherata”, sostiene Silvia Fregolenti di Iv. E la coordinatrice nazionale, Raffaella Paita, rincara: “E’ una tassa occulta”. 

“Occorrono degli interventi energici, spostamento degli assi e casse di espansione, interventi che dureranno anni e anni, questo la gente lo deve sapere”, parla il presidente dell’ordine dei Geologi Emilia Romagna 

La replica di Priolo, la presidente facente funzione dell’Emilia Romagna

“Non ci fermeremo un attimo e il nostro impegno continuerà senza sosta al fianco delle comunità per supportarle in questa difficile fase. Occorre continuare a fare i lavori necessari, perché quelli fatti hanno contribuito a contenere la situazione, e quindi a finanziare i Piani speciali per 4,5 miliardi di euro. Interventi infrastrutturali che vanno realizzati e attuati nel medio periodo, ma bisogna finanziarli subito”. Così la presidente facente funzione dell’Emilia Romagna, Irene Priolo, durante il sopralluogo al comune di Modigliana (FC), uno dei comuni dell’appennino romagnolo più colpiti dal ciclone Boris, sottolineando che  “in questi giorni così delicati per i cittadini e le comunità colpite, per i sindaci e le amministrazioni alle prese con l’emergenza è importante che la Regione e tutte le istituzioni si stringano ai territori per portare soccorso alle persone e ripartire al più presto” .

La sera dell’alluvione il fiume Marzeno, nel bacino del Lamone, ha invaso il centro abitato e 20 persone erano state sfollate a titolo precauzionale,  ora tutte rientrate nelle loro abitazioni.    

Il sopralluogo era già iniziato dalla zona artigianale, dove il fiume ha sormontato e rotto. I lavori di ripristino sono già in corso, anche per quanto riguarda la viabilita’ di accesso all’area per permettere la continuità delle aziende e delle attività produttive .

Landini: “Serve un piano nazionale contro rischi del maltempo”

“Quello che sta succedendo in Emilia Romagna e nelle Marche non è una questione locale, ma è necessario che diventi un’attenzione nazionale e serve un piano nazionale che affronti questa situazione e che sia in grado di prevenirla”, le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

 “Occorre una cura del territorio che diventi elemento di crescita, di sviluppo e di occupazione nel nostro Paese”, ha aggiunto sottolineando che “quello che è successoindica un tema più profondo, siamo di fronte a un cambiamento climatico che richiede degli interventi molto precisi”.   

“È avvenuto – ha detto ancora il segretario – che le risorsestanziate anche pubblicamente non sono state spese e non perresponsabilità dei Comuni e delle Regioni, alcune cose sonoancora bloccate nei ministeri nazionali, e dall’altra parte aiprivati, al di là delle promesse fatte dal governo e dalpresidente del Consiglio, non è arrivato quasi nulla”. “Èevidente che siano di fronte a una situazione che richiede unadiversa idea di costruzione dei territori e anziché continuare ablaterare contro il green deal europeo, credo che ci sia bisognodi cogliere l’elemento di novità”, ha spiegato Landini.

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